Luigi Lilio di Cirò: uno
scienziato del XVI secolo.
di
Francesco Vizza.
Il professor Francesco Vizza è ‘Research Director’ dell’Istituto di
Chimica dei Composti OrganoMetallici – ICCOM - presso il Consiglio Nazionale
delle Ricerche di Firenze. Unisce all’impegno professionale strettamente
collegato alla sua attività scientifica – si parla, ad esempio, di
nanotecnologie – una appassionata ricerca storica che concerne soprattutto la
materia cirotana, segnatamente per quanto attiene la ‘messa in luce’ di
personaggi che hanno dato lustro alla cittadina psicronea: parliamo ovviamente
dei fratelli Giglio, o Lilio che dir si voglia, ma anche dello sconosciuto, o
quasi, almeno in Italia, Lacinio, nonché di Gian Teseo Casopero. Per quanto
concerne Lacinio, del quale ritengo ormai maturi i tempi perché vadano in
stampa le ricerche di Francesco Vizza, credo si tratti di una felice
‘coincidenza ma non troppo’, quella che vede accomunati questi due personaggi,
cioè il Vizza studioso della materia e il Lacinio alchimista, indagatore del
mistero delle sostanze.
Per
quanto riguarda Luigi Lilio, i frutti dell’impegno del professor Vizza sono stati premiati - magari in misura non
adeguata - e sono sotto gli occhi di tutti (o quasi) con la realizzazione del
Museo dedicato a Lilio, e con la richiesta della istituzione della giornata del
calendario liliano.
Tanto per essere più chiari, solo negli ultimi anni l'opera di Lilio comincia ad essere universalmente nota, proprio secondo quella misura di universalità che ha interessato la sua geniale intuizione...
Tanto per essere più chiari, solo negli ultimi anni l'opera di Lilio comincia ad essere universalmente nota, proprio secondo quella misura di universalità che ha interessato la sua geniale intuizione...
Il testo che segue è apparso su un numero speciale, dedicato a Cirò, del
periodico ‘Il calabrone’.
In chiusura, Vizza sottolinea, esprimendo sorpresa, come una cittadina
di piccole dimensioni e fuori dai circuiti ‘importanti’, quale Cirò, abbia
potuto dare, nello stesso secolo, i natali ai fratelli Lilio, medici e
scienziati, a Giano Lacinio, a Cosmo Balsamo, teologo e filosofo, a Giovanni
Agrippa, umanista, a Gian Teseo Casopero… chi può dirlo, se si è trattato solo
di una felice coincidenza, o di un secolo d’oro nel quale le migliori menti del
luogo hanno trovato modo di esprimersi… opterei per la seconda ipotesi, del
resto non sono mancati altri momenti in cui Cirò ha mostrato una vivacità
intellettuale di tutto rispetto.
Prossimamente: Lilio secondo Pugliese e Accattatis.
L'articolo è disponibile in formato word, se qualche insegnante ne avesse bisogno per far svolgere delle ricerche scolastiche ai propri alunni... si fanno ancora le ricerche a scuola? Spero di sì, potrebbero essere uno stimolo a conoscere e ad amare la propria terra, no?
L'articolo è disponibile in formato word, se qualche insegnante ne avesse bisogno per far svolgere delle ricerche scolastiche ai propri alunni... si fanno ancora le ricerche a scuola? Spero di sì, potrebbero essere uno stimolo a conoscere e ad amare la propria terra, no?
L'opera di Lilio.
L’opera di Lilio segna un momento importante per la chiesa
cattolica e per la società civile: infatti, il calendario da lui elaborato è
quello che ancora adoperiamo dopo circa mezzo millennio e permette di determinare senza incertezze la data
della Pasqua per sempre.
Nel corso
dei secoli la discordanza tra le date del calendario giuliano, in vigore dal 46
a.C., e l'equinozio di primavera impone la necessità di correggere le regole
adottate per registrare il tempo. Di questo problema soffre in particolare la
Chiesa Cattolica
che già dal Concilio di Nicea del 325 aveva legato al novilunio e
all'equinozio di primavera il suo mistero fondamentale: la Resurrezione di
Cristo. Nel XVI secolo appare ormai improcrastinabile la riformulazione del calendario, ma è un compito arduo da svolgere. La
grandezza di Lilio appare evidente se si considera che nel Cinquecento
mancavano le leggi dei modelli planetari, i metodi della fisica e gli strumenti
della matematica. Vedranno la luce non
molti anni dopo ma a quel tempo non erano disponibili. Nonostante queste
limitazioni, Lilio ebbe il merito di essere giunto alla soluzione di un
problema, quello del calendario, che sembrava irrisolvibile e che per
molti secoli aveva tenuto occupati insigni astronomi e studiosi come Copernico,
senza riuscire a venirne a capo. I Padri del
Concilio di Nicea nel 325 avevano stabilito che la Pasqua dì Resurrezione doveva essere celebrata nella
domenica seguente alla XIV Luna (plenilunio)
del primo mese dopo l'equinozio di primavera. Ma, nella metà del 1500,
il calendario giuliano aveva segnato come giorno
dell'equinozio il 21 marzo come stabilito dai padri di Nicea, ma gli astri l'avevano segnato l'11marzo
cioè circa 10 giorni prima.
Si trattava quindi
di correggere le regole adottate per registrare il tempo e contemporaneamente
evitare che l'equinozio astronomico di primavera rimanesse indietro, rispetto
al calendario civile, com'era successo nel corso dei secoli. Per ristabilire il giusto calcolo della Pasqua si
discusse la riforma del calendario anche
nel Concilio di Costanza (1414 - 1418). Se ne discusse al Concilio di Basilea,
e in quello al Laterano (1512- 1517). Papa
Leone X istituì una commissione, ma
non si arrivò a conclusione. Diversi papi ci provarono senza esito: Eleuterio, Vittore I, Giovanni I, Clemente IV, Clemente VI, Sisto IV.
Al Concilio di Trento (1545-1563) si decise di demandare al Papa la
soluzione della riforma del calendario, così Gregorio XIII istituì nel
1572 una Commissione di esperti, i cui lavori si conclusero nel 1582.
Su nove membri della Commissione tre di essi erano calabresi: II
presidente Guglielmo Sirleto di Stilo, il cardinale Vincenzo di Lauro di Tropea e Antonio
Lilio di Ciro, l'unico membro laico della commissione.
Nel 1582, con la bolla papale "Inter gravissimas", il
pontefice Gregorio XIII sancì la nascita e l'utilizzo del calendario tuttora in uso nella maggior
parte dei paesi del mondo.
Si
tratta di un calendario basato sul ciclo delle stagioni. L'anno si compone di
12 mesi di durate diverse (da 28 a 31 giorni), per un totale di 365 o 366 giorni.
Gli anni di 366 giorni sono detti bisestili: è bisestile un anno ogni quattro, con
alcune eccezioni come il 2200 che non sarà bisestile mentre saranno bisestili
gli anni 2400 e 2800.
In quanto allo spostamento dell'equinozio di primavera dovuto al
calendario giuliano, Lilio, propose di eliminare dieci giorni.
Scrisse
nel 1582 il più noto padre gesuita Cristoforo Clavio, matematico e astronomo, membro della
Commissione "E
magari fosse ancora vivo Aloysìus Lilius Hypsichronaeus uomo più che degno di immortalità, che ili il principale
autore di una correzione tanto valida e risplendette sugli altri grazie alle
cose da lui scoperte."
Luigi
non visse abbastanza per vedere la sua riforma approvata dal Papa né tanto
meno per vederla pubblicata. Chi portò avanti il suo progetto fu il fratello minore
Antonio, che si trova scolpito nel bassorilievo del mausoleo di Gregorio XIII,
situato nella Basilica Vaticana, dove, genuflesso, porge al pontefice il libro del nuovo calendario.
Ma il lavoro di Luigi Lilio era stato così importante nel calcolare e stabilire
l'esattezza del Calendario che papa Gregorio XIII scrisse il tre aprile del
1582 "desideriamo favorire con speciale grazia lo stesso
Antonio al fin di rimeritarlo di grandi e laboriosi studi sostenuti
nell'esame e compilazione della riforma ideata dal fratello Luigi".
Per ringraziare il lavoro di Luigi Lilio il Papa concesse ad Antonio
Lilio il diritto esclusivo di pubblicare il calendario riformato per un periodo di dieci
anni. Nonostante
le vicissitudini che hanno fatto perdere le tracce di Luigi, la sua opera era nota, tant’è che nel
1651 l'astronomo ferrarese Giovanni Battista Riccioli autore insieme al padre
gesuita Francesco Grimaldi di un antica mappa lunare, diede ad un cratere della
luna il nome di Luigi Lilio.
Il nome di Lilio fu dato anche all'asteroide n.2346 della fascia principale scoperto
da Karl Wilhelm Reinmuth.
Nel Cinquecento la scienza per come ora la conosciamo non era ancora
nata, ma Lilio riuscì ad elaborare un calendario civile quasi perfetto,
sincronizzandolo con i tre principali movimenti della Terra: il movimento rotatorio
intorno a se stessa, il movimento lungo l'orbita attorno al Sole e il movimento
dell'asse terrestre intorno ad un punto ideale della sfera celeste. Mediante due equazioni, accorda
i due cicli, solare e lunare, e propone un ed efficace ciclo delle epatte che permette
di stabilire la data della Pasqua di qualsiasi anno. I suoi calcoli offrono al
contempo un potentissimo strumento di calcolo che permette di adattare il
calendario alla variazione della durata dell'anno tropico nel corso dei secoli
mentre le date della Pasqua saranno sincronizzate per altri 5 miliardi
di anni all'equinozio di primavera. Per i suoi conti Lilio si affida a dati
astronomici approssimati, contenuti in tavole compilative ormai vecchi di tre secoli.
Le difficoltà astronomiche da risolvere riguardavano sia il moto apparente del Sole,
sia il
moto relativo della Luna. Si trattava di sincronizzare il tempo civile con gli
indicatori celesti, mantenendo un vincolo inamovibile: la data dell'equinozio di primavera,
convenzionalmente fissata in modo perenne il 21 marzo.
Luigi Lilio riusci in questa diffìcile impresa
elaborando un calendario così perfetto da sfidare i secoli. Purtroppo, la vita di questo grande scienziato ha
lasciato solo qualche debole traccia. Sappiamo che nacque a Cirò,
presumibilmente nel 1510. Nel 1532 lo troviamo a Napoli, dove si addottorò in
medicina. Poi si trasferì a Roma e nel 1552 era lettore di medicina presso lo
Studio di Perugia.
Anche gli ultimi anni della
vita di Luigi Lilio sono un mistero. Morì, in data imprecisata, prima dell'attuazione
della
riforma, lasciando al fratello Antonio la cura di difendere e
divulgare il suo lavoro. Non sappiamo dove Lilio sia morto. Quanto alla data, si può
affermare che, con buone probabilità, la morte lo colse prima del 1574, anno in cui non
era certamente in vita.
Se le vicende biografiche di Luigi Lilio sono purtroppo oscure, persino la sua opera
di riforma del calendario è incerta nei particolari poiché il manoscritto autografo
che racchiudeva i suoi calcoli, non è stato mai stampato ed è scomparso senza
lasciare traccia.
Resta solo un breve opuscolo, il Compendium, che è una breve sintesi delle
sue proposte.
Non sappiamo esattamente come
Lilio sia giunto a concepire il suo sistema. Ricordiamo che a quel tempo le
frazioni decimali non erano ancora in uso, ma per una strana coincidenza lo
saranno dal 1582 in poi, e solo a partire dal 1593 viene progressivamente
introdotto un simbolo come la virgola per indicare i numeri decimali. L'autore
di quest'ultima innovazione fu Cristoforo Clavio che fu l'ultimo membro della Commissione
ad
essere in possesso del manoscritto di Lilio. Probabilmente Lilio era già a
conoscenza dei rivoluzionari strumenti della matematica come le frazioni decimali e
la virgola e li utilizzò per elaborare la sua riforma. Se questa ipotesi fosse confermata da
qualche fonte documentaria o dal ritrovamento del suo manoscritto,
dovremmo riscrivere non solo una parte della storia dell'astronomia, ma anche
quella della matematica. E' da sottolineare il fatto che Cirò nel XVI secolo,
oltre a Luigi Lilio, ha dato i natali ad altri illustri personaggi, oggi poco
conosciuti ma all'epoca molto noti, come il poeta Jano Teseo Casopero, l'alchimista
Giano Lacinio, l'umanista Giovanni Agrippa e il teologo e filosofo Cosmo
Balsamo. Cirò, luogo sperduto dell'Italia meridionale, faceva sentire alta la
sua voce nella cultura nazionale del Cinquecento.
… e allora parliamo, per Cirò, di un ‘secolo d’oro’, il XVI (questo lo
aggiungo io).