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mercoledì 8 maggio 2019

§ 329 080519 La famiglia, S. Salomone-Marino.

Quelle che seguono sono note apparse in ARCHIVIO PER LO STUDIO DELLE TRADIZIONI POPOLARI, 'rivista trimestrale' diretta da Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone-Marino, volume primo, Palermo, Luigi Pedone Lauriel Editore, 1882. L'opera, sterminata, grandiosa, imponente, di Giuseppe Pitrè non dovrebbe avere bisogno di ulteriori rimandi o specificazioni: ne avessimo avuti, uno, cento, mille, di Giuseppe Pitrè... quanto patrimonio, magari immateriale come oggi si dice, si sarebbe salvato dall'oblio. Ad ogni modo, le pagine che seguono parlano dei 'costumi contadineschi siciliani', ma sono talmente simili, calzanti, con quelli calabresi coevi che quasi si confondono; si tratta di costumi, usi, abitudini, 'istituzioni', che hanno mantenuto intatto o quasi il loro carico di 'negatività' almeno fino agli anni sessanta del secolo scorso, non nascondiamocelo, e sono 'costumi' ai quali ancora oggi, purtroppo, a volte non ci si riesce a sottrarre... Magari è solo uno spunto di riflessione, però...









venerdì 3 maggio 2019

§ 328 030519 Declaratoria d'amore e terra.

Qualche anno fa ho cominciato, con entusiasmo ben presto decrescente, a segnare degli appunti su questo blog, 'A vrascera' (che avevo anche denominato per un certo tempo 'Origini cirotane'); oggi mi accorgo, abbastanza casualmente, che questo 'foglio con screzi' ha superato le centomila visualizzazioni... non so se ne sia valsa la pena, di carpirvi tanta benevolenza, e neppure se ne valeva la pena di appuntare cose che forse tutti o quasi già sapevano e che comunque avrebbero potuto sapere per vie più fruttuose, ma tant'è...
Per l'occasione, 'appiccico' qui questa cosa che ho ritrovata sperduta nel mio antidiluviano pc. 
Grazie per le attenzioni (di qualunque natura...) che mi avete riservato,
Catauru.
Cià.

                   DECLARATORIA D'AMORE E TERRA.
Allora eri una piccola città
Tutti, tutti predicevano per te un radioso futuro

Ti ho lasciata in un giorno a caso
Non ti poteva il mio tascapane
Già altre dita
E ombre
Si allungavano sul tuo corpo
Lunghe, troppo lunghe
Perché tu potessi difenderti
Perché io potessi salvarti
Ne avremmo sofferto entrambi
Di questa lotta impari e senza sconti

Ho camminato dentro di te
Come ora
Che percorro i tuoi vicoli
Finalmente svelati
Ora che conosci anche tu
I punti di sosta
I belvedere da dove guardare
O attendere che si aprano
Nuove viste
Orizzonti ulteriori

Per le tue vie non parlavo
Allora
Anche se ti sentivo
Come ora che in un sussurro
Ti dico l’amore
E lo facciamo
In una nostra appartenenza
Nuova
Che ci dettava il tempo

E allora ti accarezzo
Quando senti il vento
Quando sola
Ti distrae un pensiero
Quando a sera
Smetti le paure
E la mia mano ti segue
Sulle tue spalle
Nel luogo dove
Il cono d’ombra del buio
Scompare.

Sarai meravigliosa
A quest’ora
Come una città che si riscopre
Antica e nuova
Pregna d’amore.