Prosegue l'esposizione degli studi del prof. G. Genovese, con le schede analitiche che riguardano i territori comunali di Cirò Marina e Cirò; rispetto al testo originale ho modificato la denominazione 'Cirò Superiore' con l'altra di 'Cirò', come ormai attestato negli atti ufficiali, pur rimanendo convinto che la definizione 'Superiore' non è peregrina o fuori luogo, essendo, tra l'altro, ancora in uso nel territorio delle due comunità ipsicronee. Ci sarebbe anche un'altra denominazione, talvolta rinvenibile, e cioè quella di 'Cirò Scalo', ma non vorrei divagare troppo... Tra l'altro, anche nel volume 'Cirò-Cirò Matina', a cura di F. Mazza, Rubbettino editore, si usa la distinzione 'Cirò Superiore' e 'Cirò Marina'. A titolo di curiosità, lo scalo ferroviario, o quello che ne rimane, pur insistendo sul territorio di Cirò Marina, si chiama soltanto 'Cirò'. La distinzione tra le due comunità mi sembra sempre più marcata, almeno in apparenza, ma solo per motivi di campanile... ormai sono lontani i tempi delle battaglie campali per il possesso dell'unica statua di San Cataldo, con tanto di baruffe, al punto che il vescovo di Crotone si vide costretto a donare un altro simulacro del Santo, pur di mettere pace tra i contendenti. Ma torniamo agli studi archeologici che ci riguardano da vicino.
Scheda analitica n° 2.
Area 2: Cirò Marina
Provincia: Crotone
Comune: Cirò Marina
Località: Taverna e altre
Riferimento IGM: F 231 III SE
Descrizione: L’attuale centro abitato si estende per circa kmq 41.60 tra la Punta Alice e la foce
del torrente
Lipuda con lungo sviluppo sul litorale. Cirò Marina è interessata da una forte subsidenza, in parte legata
all’arretramento di tutta la costa nel litorale ionico centro-orientale
calabrese, ma anche e soprattutto ad una frana, ancora da indagare
geologicamente, che ha coinvolto un vasto
quartiere dell'attuale centro di Cirò Marina, comprendendo al suo interno la stessa area sacra di Apollo Aleo.
Altimetria: 5-10 m slm circa
Contesto: luogo di culto, abitato, necropoli
Cronologia: VIII sec. a.C.-età medievale
Attività di ricerca proposta: survey
Premessa.
Le indagini sul territorio appartenente al Comune di Cirò Marina sono
state ovviamente condizionate dalla rilevanza dell'area archeologica di Punta Alice;
tuttavia, sebbene con scoperte
sporadiche e occasionali, si è potuto definire un quadro delle presenze
estremamente interessante, pur se da vagliare
in modo approfondito, in relazione tanto con il santuario di Apollo Aleo
(scheda analitica n. 1) quanto con i nuclei di Cirò (scheda analitica n. 3)[1].
1 I dati archeologici
pregressi.
In
ordine cronologico il primo rinvenimento relativo a Cirò Marina è quello citato
da Giuseppe Patroni, il quale nel 1901 pubblicò su Notizie degli Scavi il ritrovamento di una tomba monumentale, in
località Oliveto, e di una struttura analoga in contrada Terranova. Agli anni '20-:30 sono ascrivibili
attestazioni concernenti la scoperta occasionale, in località Castello Sabatini, di antefisse della seconda metà del IV sec.
a.C. In seguito, indagini compiute nel 1975 dalla Soprintendenza
Archeologica della Calabria portarono alla luce l’esistenza di strutture, databili al IV-III sec. a.C, e di almeno una
necropoli coeva. Nel 1979, sempre la Soprintendenza aveva rinvenuto, in località Taverna, un
importante scarico votivo con ceramica corinzia di importazione e coloniale, databile tra il VII ed il VI sec.
a.C, e ciò fu confermato da un saggio
di Juliette De La Genière
nel 1982. Sempre nel 1979 Antonio Capano aveva condotto lo scavo di una
necropoli in località Ceramidio, e nel 1984 ulteriori elementi erano stati
forniti da scavi effettuati da Juliette De La Genière e Claudio Sabbione
in località Franza-Capella, relativi
alla fase insediamentale di età ellenistica nell'area in questione[2]. Nella maggioranza
dei casi si è, dunque, giunti ad interventi di scavo a fini di tutela, a
seguito di rinvenimenti fortuiti, analogamente a quanto accaduto anche di
recente. Tra la fine del 1999 ed il 2000, infatti, a seguito di lavori da
parte del Comune, si è rinvenuta, sotto la direzione di Maria Grazia Aisa, un’area sacra dedicata
presumibilmente al culto di Demeter e Kore. Nello stesso anno,
poi, saggi
di scavo in località Castello Sabatini, hanno portato alla scoperta di una
struttura produttiva,
mentre in località San Gennaro, lungo la strada statale 106, dopo il bivio Cirò
Marina
Nord, è stata individuata una struttura suburbana di epoca brettia con fornaci[3]. Vanno, infine, segnalati i
rinvenimenti fortuiti inerenti La
Motta dell'Alice[4].
2. Aspetti conoscitivi
per la realizzazione di una ricerca programmata sul territorio di Cirò Marina.
Non è attualmente possibile delineare un quadro chiaro delle presenze
archeologiche sull’area, a causa della frammentarietà delle evidenze, tuttavia,
si può tentare sulla base dei dati noti di rilevare la presenza di elementi indicativi
per la fase protostorica, riscontrabili nelle località; La Motta dell'Alice, Oliveto e Taverna, che documentano
urta frequentazione perdurante nel Corso dell'età del Bronzo e della prima età
del Ferro. La fase arcaica è ancor meglio attestata, poiché alle suddette
località si aggiungono quelle di Castello Sabatini e Mesola San Paolo-Punta
Alice. Per Taverna in
particolare, nonostante il grado di indagine sia stato sin qui parziale, va evidenziato come concrete appaiano le possibilità
di rinvenire impianti rurali di età arcaica, considerata la sporadica presenza
di tombe, mentre il ritrovamento di ceramica votiva ha fatto ipotizzare l'esistenza di un ulteriore luogo
sacro, comprovato da numerosi alabastra corinzi, coppe a filetti, crateri,
vasi miniaturistici e una phiale, databili tra la seconda metà del VII
ed il VI sec. a. C.[5] Nella fase classica
abbiamo attestazioni provenienti da Carocello (sito di un piccolo luogo di
culto campestre), da Bivio Alice, da Fondo Caparra Siciliani, méntre per là fase ellenistica
l'incremento è sostanziale con Amendoleto, Franza-Capella, Spatoletto, Terranova e San
Gennaro. Quest’ultima località presenta un impianto di tipo rurale con
strutture murarie
a secco e pietrame. Esso pare articolarsi in una decina di ambienti
rettangolari di uso vario, di cui alcuni intonacati con probabile funzione
di rappresentanza, mentre altri più modesti dovevano essere adibiti a vani di
servizio. Sostanzialmente si può
ritenere che la parte occidentale fosse quella produttiva e di servizio, mentre
quella orientale fosse la più nobile[6]. Anche la fase romana
sembra prospettare una diffusa presenza di fattorie che di sovente si
trasformano in villae. Questo è il caso emblematico di località San
Gennaro. Al II sec. a.C. si riferiscono, inoltre, una serie di bolli laterizi greci
con antroponimi oschi, rinvenuti in tutto il territorio tra Cirò Marina e Strongoli, messi in relazione
con Petelia. L’area di contrada Carocello,
infine, continua la sua vita sino in epoca medievale, e altri segni di presenze
in età romana provengono da località
poste lungo la via costiera: Trapano; Madonna di Mare, e l’area dell’Apollonion.
Elementi di età romana si riscontrano anche in località Cannarò sino ad
epoca medievale, e Santa Anastasia[7].
Scheda analitica n° 3.
Area 3: Cirò
Provincia: Crotone
Comune: Cirò
Località: Cozzo
Leone e altre Riferimento IGMt F. 231 III
SO
Descrizione: Nella fascia
presilana a N del Marchesato di Crotone, l’abitato è posto su un’altura tra le
valli dei torrenti Lipuda e Santa Venere, con ampia veduta sul mare. La natura del suolo è in parte
sabbiosa e in parte cretosa.
Altimetria: 351 m slm circa
Contesto: luogo di culto; necropoli; abitato Cronologia: IX sec. a.C.- età
romana
Attività
di ricerca proposta: survey
Premessa.
II territorio di Cirò rappresenta in
generale uno dei cardini per la conoscenza dei rapporti di interazione fra Greci e
Indigeni. La zona è particolarmente indicativa per il fatto di essere posta al
confine tra le due maggiori poleis achee: Sybaris a N e Kroton
a S, e pertanto appare come uno degli ambiti di maggior rilievo su cui
incentrare un’indagine sistematica. L’area del Cirotano è, nel vasto e articolato
comprensorio della Crotoniatide, fondamentale per comprendere l’articolazione
indigena a partire dal Bronzo antico fino all’età del Ferro, ossia tutta la fase
protostorica sino alla colonizzazione greca, verificatasi nell’VIII sec. a.C.
Sebbene attualmente
il comprensorio Cirotano sia a livello amministrativo diviso in due diversi Comuni:
Cirò
Marina (area 2 scheda 2) e Cirò (area 3 scheda 3) il nostro interesse è rivolto
all’intera
area. Lo studio dei territori dei due centri appare, infatti, complementare,
significativo e imprescindibile[8].
I
dati archeologici pregressi.
Le
prime indagini archeologiche sul comprensorio di Cirò furono quelle compiute da
Paolo Orsi, il quale scoprì
due tombe della tipologia a grotticella in località Cozzo del Santarello risalenti alla prima età del Ferro e
un luogo di culto in località Cozzo Leone, con il ritrovamento di numerosi oggetti votivi. Nel 1933
fu individuato un deposito di asce votive bronzee a Cozzo Sant’Elia, databile alla prima età del Ferro. In
contrada Sanguigna, sul crinale del Cozzo Sant’Elia, invece, nel 1985. a
seguito di un saggio condotto da Juliette De La Genière e da Claudio Sabbione, sono stati rinvenuti i
resti, presumibilmente riferibili ad un centro abitato arcaico, associato ad una necropoli nella vicina località
Campo Sportivo, già sede di
ritrovamenti di tombe a incinerazione e a enchytrismos, con una seriazione
di materiali che dall'età del ferro
giungeva al VII e VI sec. a C.[9]
Aspetti conoscitivi per la realizzazione di
una ricerca programmata sul territorio di Cirò Superiore.
Anche l'area di Cirò evidenzia una realtà antropica complessa e sinora
poco o affatto sistematica; tuttavia, come per Cirò Marina, si può, sulla scorta dei
dati noti, tentare di proporne una breve definizione. Per la fase protostorica, gli
sporadici rinvenimenti segnalano una presenza per tutta l'età del Bronzo e l'età
del Ferro a partire da Cozzo Leone, Cozzo Sant'Elia e Cozzo del Santarello.
Tali aree perpetuano la loro esistenza anche nel corso della fase arcaica, a
cui si aggiunge la località di Serra Sanguigna, dove è forse da identificare un
centro abitato[10]. Per quanto concerne
l'età arcaica l'interesse si incentra sul santuario di Cozzo Leone, sede di un luogo di culto, in
un'area ricca di acque. Paolo Orsi segnalò, difatti, il ritrovamento di oggetti
votivi:
alcune antefisse, un mascherone gorgonico, commisti a materiale di età
classica. La fase successiva attesta la continuità delle suddette località, e da Cozzo
Leone provengono alcune statuette di terracotta, della seconda metà del V sec.
a.C, monete di Thurii e Reghion, e una laminetta bronzea con
iscrizione testamentaria, in alfabeto acheo, databile al 475 a.C, riferibile a una donazione dei
propri beni, di un certo Philon, demiurgo, alla consorte Zaothyches. Juliette
De La Genière attribuisce al
luogo di culto di Cozzo Leone una stipe votiva contenente alcune statuette
femminili, sedute con oca in grembo e patera nella mano sinistra. In epoca
ellenistica l’antropizzazione diventa sempre più massiccia, e se il sito di
Sant'Elia-Serra Sanguigna, persistito sino all'età classica, sembra scemare, un
nucleo abitativo si accentra a Cozzo Leone. Aumentano le attestazioni di micronuclei e
di necropoli con numerose tombe a camera, i cui corredi tombali si presentano
di sovente cospicui e molto ricchi.
[1]
Osanna 1992; Genovese 1992; Aisa 2002.
[2]
De La Genière
1993, pp. 81-91.
[3] Aisa
2007, p. 153.
[4]
Aisa-Tucci 2004, pp. 849-853.
[5] de la genière 1987, pp. 311-318.
[6]
Genovese 1990; Genovese 2001 ; Aisa 2002.
[7]
Accardo 2000.
[8]
Genovese 2001; Aisa 2002.
[9]
De La Genière
1987, pp. 311-318; De La Genière
1993, pp. 81-91.
[10]
Genovese 2001; Tucci 2003, pp. 167-198; Aisa-Tucci, pp. 849-853
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