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domenica 19 gennaio 2014

§ 042 190114 Caratteri originali. (appunti)

''I Calabresi non hanno il sangue sulfureo ed elastico dei Napoletani, ma da un minerale più fisso e malinconico son resi più profondi nel pensare, più forti a durare le fatiche, più acri ad intraprenderle.
Incapaci di mezzana cosa, sono fortissimi o vilissimi, dottissimi o ignorantissimi; ma, nell'ignoranza, estremamente maliziosi e sempre pazienti nel raggiungere il fine.''
P. Mattia Doria, 1713.
E' la seconda volta che mi imbatto in Mattia Doria; altrove appuntai che:


‘E’ in balia del barone impoverire e rovinare un vassallo; tenendolo in carcere o non permettendo al governatore o al giudice del borgo di sbrigare la causa. Col diritto di grazia fa ammazzare chi vuole e grazia l’omicida; colla transazione della pena riempie di birri e di assassini la terra. Abusa del suo potere contro gli averi, come contro l’onore dei vassalli. Al suo capriccio deve sottostare il commercio come il matrimonio. Provare il delitto di un barone è impossibile. E lo stesso governo, or vigoroso e talor violento col barone debole, non ha che indulgenza pel barone potente…Da’ detti abusi si vede che alcuni sono come sovrani nelle loro terre.’
(in ‘Archivio storico delle Provincie Napoletane’, XXIV, 1899, p. 336).
Non mi sembra peregrino un confronto con Giovan Francesco Pugliese, DEIN, volume II:

''Un Sovrano filosofo scriveva: «Je ne pretend pas multiplier mes sujets pour les rendre hereux; mais je veux les rendre hereux pour qu'ils se multiplient».
   Si mediti dunque da chi è destinato dalla Provviden­za a reggere i destini de' popoli, che le nostre Provincie non hanno altra occupazione che l'Agricoltura, e la Pa­storizia: che se la prima languiva sotto il dominio feu­dale, ora è perseguitata, ed oppressa. Le proprietà sempreppiù si concentrano, e si sottraggono all'uso de' più: se si hanno le terre non si supplisce alle sementi coi Monti frumentarii pei vizii che ho rilevato; se si han le sementi, non si ha il numerario per animare e sostene­re l'industria, né vi si supplisce per altri vizii co' Monti pecuniarii; ed il mutuo ad interesse tra privati delle piccole somme alimenta una usura scandalosissima; quindi lungi dall'essere avviati i nostri popoli alla felicità per mol­tiplicarsi, sono spinti alla diffidenza, alla mala fede, ed alla immoralità, ond'è che il brigantaggio, ed il forbando che si reprime col sangue, e colla distruzione, dal sangue, e dalla distruzione ripullula. Si dice e si ripete non senza ragione che i montanari Calabresi siano incli­nati alla ferocia, ma finora per quanto io mi sappia, niuno ha detto che tali uomini laboriosi potessero divenir buoni, ossia niuno si è finora occupato a proporre mezzi proprii da impedire che divenissero cattivi. Ciò pruova che nella società sia più facile il declamare, che il ragio­nare.''
 E ancora, sempre in GFP, DEIN, II:
  ''Queste squadre (parla dei braccianti e bifolchi delle zone interne) che ci vengono ('ci', in senso locativo, 'che vengono a Cirò', per prestarsi ai lavori più pesanti), e ne partono (da Cirò) cantando, e festeggiando, innalzando, bassando, e strisciando al terreno le grandi e ricurve loro falci, mentre formano la gioja e saziano la curiosità de' ragazzi, mi hanno ispirato e m'ispirano delle gravi riflessio­ni.

   Da questa classe così paziente e laboriosa, attiva, ela­stica, e per loppiù sobria, che ordinariamente si ciba di un pane duro di segala, e di un peperone, uscivano i valorosi Brezii, ed a' tempi nostri i più bravi combatten­ti nelle Spagne, e sotto Genova, parte sotto la guida in­glese, parte sotto la francese. E da tal classe i feroci delle guerre civili: i furenti depredatori, i violenti ven­dicativi raramente dell'onore, spesso, e sempre degl'inte­ressi materiali, e de' soprusi. Ma con ciò può affermarsi vera la tinta che si appicca a' nostri montanari, anzi alle nostre provincie di formarne il brigantaggio il carattere di­stintivo? Forse uno studio più imparziale della indole naturale, e fattizia dalle occupazioni, e dalle relazioni civili ed economiche, farebbe cessar questa imputazione, e chiarirla in gran parte calunniosa. Forse non si decla­merebbe quanto si è declamato e continua a declamarsi contro le scorrerie ed i scorridori di campagna che ne' loro eccessi fan fremere la giustizia vera; se in vece di pen­sare unicamente alla distruzione delle comitive dopo che già si son formate, si approfondisse preventivamente sul­le cause che le fan nascere, e su' mezzi veri che si usano per sostenerle. Forse si conchiuderebbe che anche ‘’Le rebut des societès policées (se tale può chiamarsi questa infelice classe) peut former une societé bien ordonné.’’ Forse si scovrirebbe che ‘’l'iniquitè, l'injuste repartition des biens, les supplices, et les fardeaux de la misere, l'insolance et l'impunite des richesses, l'abus du pouvoir fait souvent des rebelles, et des criminelles’’.... e forse si direbbe non distruggete una infame genia ma donnez leurs (invece di un Manhes obbligato a severità orrende per reprimere il disordine già stabilito) un chef genereux, humain, eclairé, vous fairez des ces brigands un Peuple honnét, docil, raisonnable!...
Tanto più che questa classe non è quella descritta da Tacito parlando degli antichi Germani, più difficile ad  indurla ad arar la terra ed aspettarne dopo un anno il frutto, perché lenta e vil cosa estima acquistar col sudore quel che può col sangue. Ma potrebbe per ri­tornata barbarie in mezzo al decantato progresso dell'in­civilimento (quod absit) divenirla. Quelli che ci fan tre­mare sempre sono i montanari, sono i Casalini. Ebbene i più laboriosi uomini che abbia il regno son questi: i più sobri son dessi.''
Prendiamo questo come un inizio o una rapida occhiata alla visione storica del copiato e misconosciuto Pugliese... se mi sarà possibile farlo, 'dirò dell'altre cose ch'i v'ho scorte', chissà...



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