Due versioni dello stesso brano, 1670 vs 2022. Se proprio qualcuno avesse voglia di dirmi cosa ne pensa... grazie. Ma la domanda che mi pongo è: ha senso 'modernizzare' un testo pubblicato circa tre secoli e mezzo fa? Peraltro, quel testo ai suoi tempi non era scritto in maniera più errata di quanto possa esserlo un testo redatto oggi. Ovviamente, il testo rieditato (termine orribile!) andrebbe corredato di una serie 'non ordinaria' (per usare il lessico del D'Amato) di note e avvertimenti e quasi di un manualetto che esplichi la maniera di scrivere nel '600, ad esempio l'uso delle maiuscole iniziali nei sostantivi (che sono tanti, ovviamente). Chissà, ci penserò: del resto, rendere una lettura più fruibile è buona cosa, togliere il piacere di leggere e interpretare un testo antico, questo non è buona cosa.
Catavuru.
Versione del 1670, Vincenzo D'Amato, Memorie historiche dell'Illustrissima, Famosissima, e Fedelissima Città di Catanzaro.
Poscia che con la sua virtù Carlo Magno la fortuna abbattè di Desiderio Rè de' Longobardi, che per più anni infestò all'Italia tentava sù le rovine della medesima Chiesa erger il tempio della Gloria al suo Nome: combattuto c'hebbe l'ardimento de' Mori nella Spagna: Posta in libertà Terra Santa da' Saraceni occupata: Assunto alla dignità Imperiale nell'Occidente da Leone Terzo Pontefice di questo Nome, aspirava con gli sponsali d'Irene Imperatrice di Costantinopoli all'assoluto comando di quell'Imperio, dall'ambitione de' passati Regnanti in due parti diviso.
Era sù la conchiusione il trattato, quando Niceforo Patritio, ò che stimasse indecenza, che la potenza tutta in un straniero si rivolgesse, ò da stimoli punto del dominare, non solo con improvisi tumulti sturbò il concerto mà imprigionando l'istessa Irene, indi esiliandola in Lesbo, si fè' da' Congiurati gridar Regnante.
Assiso appena sù l'altezza di quel Trono, dal quale havea precipitato quell'Infelice, applicò l'animo allo stabilimento di quello, con far offrire à Carlo pronto l'accordo pattuito pria con Irene, ch'era di divider nella seguente forma l'Imperio. Ch'appartenesse al dominio Greco ciò che quindi da Napoli, indi da Manfredonia scorre ver l'Oriente, & resto, che à terminar và con l'Alpi, soggetto rimanesse al Latino. Lasciando in libertà Venetia, in vano da Niceforo istesso combattuta anni doppo.
Stabilito in ciò l'accordo, parve all'afflitta Italia di respirare, stanca homai da invecchiate guerre, che fatto haveano il suo seno Campo di Marte: Mà dalla perfidia Romana, dalla malvagità de' Toschi, e Lombardi fatto della lingua privo, e de gli occhi il Santo Pontefice Leone, restituitigli poscia da quell'Immensa Mano, alla quale và giunta l'Onnipotenza; stimolata la Divina Giustitia, chiamò dall'arse contrade dell'Africa un numero così incredibil di Barbari, che quasi spaventoso Torrente da per tutto inondando, non trovò argine di ben munita Fortezza, ò riparo di franco petto, che l'arrestasse, fin che sboccato nella Metropoli dell'Universo, abbattè di quella le mura, spiantò le Case, le Chiese tutte sconfisse, quella parte degli abitanti avanzati al ferro disperse, il tutto di spavento empiendo, e d'orrore, non cessando tanta tempesta, che doppo lunghissime guerre, e gran spargimento di sangue.
Versione modernizzata (in lavorazione), 2022.
Dopo che con la sua virtù Carlo Magno abbattè la fortuna di Desiderio, Re dei Longobardi, che per più anni infestò l'Italia, tentava sulle rovine della medesima Chiesa erger il tempio della Gloria al suo Nome: combattuto ch'ebbe l'ardimento dei Mori in Spagna, posta in libertà Terra Santa dai Saraceni occupata, assunto alla dignità Imperiale nell'Occidente da Leone Terzo pontefice di questo nome, aspirava, grazie agli sponsali d'Irene Imperatrice di Costantinopoli, all'assoluto comando di quell'Impero, a causa dell'ambizione dei passati regnanti diviso in due parti.
Era in via di conclusione il trattato, quando Niceforo Patrizio, o che stimasse indecenza, che la potenza tutta in un straniero si rivolgesse, o da stimoli punto del dominare, non solo con improvvisi tumulti mise in forse la concertazione, ma addirittura imprigionando la stessa Irene, ed esiliandola poi in Lesbo, si fece dai congiurati gridar (1) regnante.
Appena assiso (2) sul'altezza di quel trono, dal quale aveva precipitato quell'infelice, applicò l'animo allo stabilimento di quello, con far (3) offrire a Carlo pronto l'accordo pattuito prima con Irene, ch'era di divider nella seguente forma l'imperio, e cioè che appartenesse al dominio greco ciò che quindi da Napoli, indi da Manfredonia scorre verso l'Oriente(4), e il resto, che a terminar va con l'Alpi, rimanesse soggetto al Latino. Lasciando in libertà Venezia, in vano da Niceforo stesso combattuta anni dopo.
Stabilito in ciò l'accordo, parve all'afflitta Italia di respirare, stanca ormai da invecchiate guerre, che fatto avevano il suo seno Campo di Marte (5): ma dalla perfidia romana, dalla malvagità dei toschi, e lombardi fatto privo della lingua e degli occhi, il Santo Pontefice Leone, restituitigli poi da quell'Immensa Mano, alla quale va aggiunta l'Onnipotenza, stimolata la Divina Giustizia, chiamò dall'arse contrade dell'Africa un numero così incredibile di barbari, che quasi spaventoso torrente da per tutto inondando, non trovò argine di ben munita fortezza, o riparo di franco petto, che l'arrestasse, fin che sboccato nella metropoli dell'universo, abbattè di quella le mura, spiantò le case, le chiese tutte sconfisse, quella parte degli abitanti avanzati al ferro disperse, il tutto di spavento empiendo, e d'orrore, non cessando tanta tempesta, che dopo lunghissime guerre, e gran spargimento di sangue.
1 Acclamare.
2 Appena insediatosi.
3 Con, seguito dall'infinito, equivale all'odierno gerundio: facendo offrire.
4 Tutto quanto si trovava ad est di una immaginaria linea di demarcazione da Napoli a Manfredonia, secondo il trattato approntato, doveva andare a far parte dell'Impero d'Oriente ('greco'), il resto nel dominio 'latino'.
5 Finalmente, essendo stato raggiunto un accordo sulla spartizione dell'Italia tra impero d'oriente e d'occidente, lungo una linea immaginaria che la tagliava a mo' del famoso trattato di Tordesillas (quello che spartì il nuovo mondo tra spagnoli e portoghesi), orbene sembrava che l'Italia, stanca di annose guerre che avevano fatto del suo seno una piazza d'armi, potesse finalmente respirare... Notare l'accostamento tra seno e respiro.
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