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mercoledì 27 dicembre 2017

§ 304 271217 Celebrazioni in onore di Alberto Cavaliere... calabrese.

Celebrazioni in onore di Alberto Cavaliere... calabrese. Sarà solo un gioco di parole quel 'Cavaliere... calabrese'? Chissà... 'Calabrese' è un segno distintivo, o forse meglio un 'mezzo identificativo', che si utilizza quando ci si trova di fronte alla genialità (e non solo a quella, purtroppo, consci come siamo di qualità che ci qualificano spesso, ahimè, in segno del tutto opposto) espressa da calabresi, appunto.  Il riferimento, quanto a definizione, è, ovviamente, al 'Cavaliere Calabrese' per antonomasia, cioè quel Mattia Preti che ancor oggi, e per sempre, sa e saprà stupire con la sua sopraffina arte pittorica. 
Alberto Cavaliere, dal canto suo, saprà stupire, sempre, con la vita e l'opera, in primis quella sua straordinaria e genialoide 'Chimica in versi', in cui il genio unito ad un pizzico -e forse più- di vivificante follia, o diversità trovarono piena espressione.
Fa piacere rimarcare la cortesia usataci dagli organizzatori della manifestazione, con l'invito a presenziare all'avvenimento, che è un riconoscimento a Giuseppe Amoruso per l'impegno nella digitalizzazione solitaria e silenziosa dei testi di Alberto Cavaliere e al sottoscritto per aver cercato di ricordare, in piccolo, la figura di questo nostro grande corregionale: idealmente, ma ci saremo, grati a Nino Cannatà e a tutta l'organizzazione.
Su questo blog:§232: Un personaggio davvero: Alberto Cavaliere, chimico ma non solo... al link:  http://originicirotane.blogspot.it/2016/05/232-un-personaggio-davvero-alberto.html


venerdì 22 dicembre 2017

§ 303 221217 G.M. Galanti, Prefazione a 'Della descrizione geografica e politica delle Sicilie', tomo I.

Nota: l'edizione dell'opera del Galanti alla quale ho attinto apparve nel 1793. Mi scuso per l'impaginazione del post, che era errata e che ho provveduto a correggere.




 













sabato 16 dicembre 2017

§ 302 161217 U cuccu, in 'Repertorio lessicale della parlata di Cirò e della Marina'.

Una voce dal 'Repertorio lessicale della parlata di Cirò e della Marina', Cataldo Antonio Amoruso, pagine 320, edizioni Youcanprint, Tricase 2017.
Per gli eventuali interessati: https://www.youcanprint.it/riferimento/riferimento-dizionari/repertorio-lessicale-della-parlata-di-ciro-e-della-marina-9788892696143.html
Si legge, a pagina 120 del cirotanu sicunnu Catàuru:
Cùccû : Gufo; volatile spesso richiamato come termine di paragone, al pari di tanti altri luoghi e dialetti italiani: para nu cuccu, sta com nu cuccu, sembra un gufo, se ne sta come un gufo. Vedasi G.B. Basile, per ‘né cuccû e né vent’. ‘Né cuccu e né ventu’ (o ‘bentu’, a seconda del carattere enfatico impresso al termine): si tratta di una espressione normalissima per i cirotani di una certa età, che senz’altro ne conoscono il senso, forse meno la genesi, poiché questa è molto più ‘antica’ degli stessi utilizzatori. La prima fonte che ho rinvenuto risale al XVII secolo (v. infra, G.B. Basile). ‘Né cuccu e né bent’ significa, nell’accezione più stretta, ‘senza dire nulla’, e, più in generale, si utilizza per indicare una completa assenza di risposte o di espressioni conseguenti: ‘unn ha ditt né cuccu e né bent…’, ‘unn ha volut sapìr né cuccu e né bent…’, oppure, semplicemente ‘né cuccu e né vent!’, olofrasticamente. Il cucco è, sia in italiano sia in calabrese, identificabile con il gufo o il cuculo: al di là di quale sia il volatile scelto, è proprio questa identificazione della parola ‘cucco’ a trarre in inganno, poiché nessuno dei due pennuti ha alcunché da spartire con il ‘cucco’ dell’espressione in esame. Si legge, infatti, nel ‘Vocabolario Napoletano-Italiano….’ di P.P. Volpe (Napoli 1869) alla voce ‘cucco’: cuculo; gnocco, maccherone; cucco o viento: vi sono o no le nocciuole ne’ pugni? (giuoco da ragazzi); e da qui si capisce che il ‘cucco’ che ci interessa non è il volatile, ma l’indicazione della mano (‘cucche!’ starebbe per ‘è qui!’) che si presume nasconda la nocciola, il maccherone o lo gnocco (cucco=gnocco, o qualcosa di piccolo utilizzato alla bisogna).  Insomma, siamo al cospetto di quel ‘gioco del silenzio’ che si faceva alle elementari, nascondendo un gessetto in una mano, o con l’attuale ‘dolcetto o scherzetto’. La fonte più autorevole è ‘Lo cunto de li cunti’ di G.B. Basile (1575-1632), che vi accenna nella quarta giornata del suo Pentamerone (altro nome de ‘Lo cunto de li cunti’), opera illuminante per quanto riguarda la cultura e l’identità degli abitanti di quello che fu il Regno delle Due Sicilie. Allo stesso modo, credo che ‘viento’ debba leggersi come una ambiguità tra vento, sostantivo (la mano vuota, che contiene solo aria) e vento, verbo (viente, vièntene, vieni via, non hai indovinato). Di poco aiuto risulta la lettura del Vocabolario del Galiani, N2: cucco, uccello molto vago per le sue piume, non molto frequente fra noi, ma che nella primavera suol comparire. Val qualche cosa d’essenziale, ed importante, onde il patrio nostro proverbio, la di cui origine però s’ignora, di: cucco, e viento, che pur è una tal sorta di gioco da ragazzi fra noi. E’ pur voce da bamboli, e vale gnocco, maccarone, e forse dallo Spagnuolo cuccos, che son appunto i maccaroni. Ben più interessante invece è la notazione del Vocabolario del D’Ambra, N3: cucco (lat. crustulum; sp. cuca) Voce infantile, con la qual significano zuccherini. Chicca — 2. fras. Cucco o viento, giuoco puerile, con che in una palma di mano stringesi qualche confetto, ed ancora avellane, o altro; e poi si domanda al compagno: è cucco, o viento? Ed il compagno deve indovinare in qual delle mani trovisi la tal cosellina che si giuoca. Se indovina, la è sua. Se sbaglia, l’altro soffia nella mano vota; e quegli perde altrettanto di ciò che trovasi nella mano chiusa. E così da capo. Dinto a sta mano annevenate mo’ s'è biento о cucco. 3. sin. di cocco, uovo. 4. fras. Cucco bello de mamma, modo vezzeggiativo nel carezzarsi i bambini. Zuccherino, amorino della mamma. TAR: cucco, cuculo.

martedì 12 dicembre 2017

§ 301 121217 Repertorio lessicale della parlata di Cirò e della Marina.

Questo non è un messaggio pubblicitario o l'autopromozione di alcunché, è solo una comunicazione e nulla più: in tanti mi chiedevano di fare qualcosa che somigliasse ad un vocabolario, e, per come ho potuto, ho provveduto in merito, sia dando alle stampe il 'repertorio', sia dandone notizia qui.
Dalla pagina fb di 'Note di dialetto cirotano. La parlata di Cirò e della Marina':
1) Dalle attestazioni di stima che avete espresso (mi rivolgevo ai partecipanti alla pagina fb 'Note di dialetto cirotano', ndb) nei miei confronti mi pare di capire che, come speravo, c'è tanta gente (un po' di decine di persone sono già un buon numero, secondo me) che vorrebbe preservare le proprie origini, le tradizioni, la storia e le storie dei propri luoghi d'appartenenza. Questo era il mio scopo quando ho cominciato, qualche anno fa, a scrivere a 'Il Cirotano', prima, e mettendo, poi, in piedi un blog ('A vrascera'), sempre con la stessa finalità. Questa voglia mi è tornata, più forte di prima, quando mi sono dovuto occupare di mio padre ammalato, poi mancato nel 2008. E' stato il suo amore sviscerato per la Calabria, un amore a volte eccessivo, ma mai benevolo o accondiscendente verso chi questa nostra terra ha infangato e infanga, a spingermi a 'rimboccarmi le maniche', a scavare in quelle cose di cui la mia giovinezza si era imbevuta. Spero che quello che ho cercato di fare possa servire a qualcosa. Sono cose che ho fatto senza ricercare visibilità o meriti o riconoscimenti: mi bastano i vostri, di riconoscimenti, mi bastano e avanzano, perché sento che siete sinceri voi e spassionati i vostri apprezzamenti. Anche qualora il risultato del mio impegno (il 'vocabolario', il blog, l'ironia dell'Accademia di Malocutrazzo e della Corriera della Scienza, e altro) dovesse essere inferiore alle attese, so che apprezzerete comunque le mie intenzioni. Ve ne sono grato, come ho già detto, perché quel risultato di cui sopra non è più 'mio', ma 'nostro', e quell'impegno di cui parlavo, di difesa e valorizzazione (mai di esaltazione, si noti bene) delle nostre 'cose', spero che diventi di noi tutti. Tutto questo panegirico per dire che insieme possiamo provarci ancora, a fissare la nostra storia, che sia sulla rete o che sia sulla carta.
Grazie.
2) Vi ringrazio tutti per il fondamentale sostegno che mi avete dato. Il famigerato libro è stato autopubblicato e sarà ordinabile nei prossimi giorni. Purtroppo il prezzo mi sembra un po' alto, ma non ho potuto fare nulla per farlo abbassare. Mi spiace e me ne scuso... se poi aggiungiamo che il tutto quasi sicuramente non vale la spesa da affrontare, cosa posso dire? Ci ho provato, tutto qui, e mo' chini a senta a critica e a tàllira?! E poi, non appartenendo a nessuna camarilla o combriccola, ancora peggio... Forse dovrei scusarmi per averlo fatto stampare questo libro, chissà. Ma sono fatto così, nell'unico modo che mi è consentito di essere e un ci suni santi! Un abbraccio fraterno e grato a tutti voi, con la speranza che qualcuno che mi è sfuggito di citare, nei ringraziamenti allegati al libro, non se la prenda più di tanto. Spero che una persona che amo riesca a leggerlo, nel dramma che sta vivendo: è per lei che ho affrettato i tempi per farlo stampare, per una volta soprassedendo su sviste, refusi, errori. E' la sola che possa chiamarmi 'Aldo', senza che io provi fastidio... Vedete com'è, cari amici? Non c'è funerale dove non si rida, né matrimonio dove non si pianga... Non poteva essere diversamente, nemmeno in questo caso. 
Cià.
3) Insomma, alla fine, mio malgrado oppure no, il libro è stato autopubblicato, senza presentazioni né cicirammòddu vari, ai quali, del resto, non avrei partecipato neppure in catene: un simile problema, per fortuna, non si è posto e non si porrà mai. Autopubblicare può essere negativo, nel senso che ciò che si scrive non passa attraverso il filtro di un editore che può (anche) cassare il buono e dare alle stampe il cattivo, ma che comunque può fornire un giudizio su un testo, sperabilmente non falsato da interessi di fatturato; ma autopubblicare può essere anche una scelta di libertà, cioè un mettersi in gioco, magari pur sapendo, o essendo convinti, di perdere, come nel mio caso; inoltre, cosa molto più 'bella', l'autopubblicazione permette di non ricorrere a favori o sostegni di chicchessia e di qualsiasi genere, senza coinvolgere istituzioni (come mi suggerivano di fare) o altro, solo perché il tema di quello che ho scritto potrebbe interessare una comunità o altre amenità simili.
Ci pensavo da tempo a questo vocabolario, era quasi un debito 'di natura': se sono riuscito ad estinguerlo , questo debito,non saprei dire... forse è solo una cambiale che il destino presenta all'incasso o la cui scadenza mi viene ricordata, chissà.
Ad ogni modo, questa 'cosa', alla cui realizzazione tanto hanno contribuito gli amici di 'Note di dialetto cirotano' - cioè la nostra pagina fb -, è nata, e magari aspetta solo di essere curata nella crescita.
Grazie ancora,
Cataldo Antonio Amoruso.
Per ulteriori informazioni, se proprio siete interessati interessati (ma non credo)...:
https://www.youcanprint.it/riferimento/riferimento-dizionari/repertorio-lessicale-della-parlata-di-ciro-e-della-marina-9788892696143.html
AGGIORNAMENTO SUCCESSIVO, DEL 14 DICEMBRE 2017:
A proposito del 'vocabolario' la cartolibreria Parisi, via della Libertà 29, Cirò Marina, comunica che sta raccogliendo eventuali prenotazioni per ordinare un certo quantitativo di volumi (na decina suni pur tropp, secondo me...). Il numero di telefono è 0962 370558; la mail è cartolibreria.parisi@alice.it. M'arraccumànn u'bbi mprigàti e u'bbi minàti ppe' curpa du vocabbolaju. 
Se proprio non potete farne a meno, cosa altamente improbabile, il libro si può ordinare presso l'editore visitando la pagina a questo link: https://www.youcanprint.it/riferimento/riferimento-dizionari/repertorio-lessicale-della-parlata-di-ciro-e-della-marina-9788892696143.html
Mo' avasta parràr 'e sordi, cià.
A seguire le parole di presentazione del libro... giusto due righe.
Il ‘Repertorio della parlata di Cirò e della Marina’ si propone, negli intenti del suo autore, di recuperare e fissare lemmi e modi di dire in uso a Cirò e Cirò Marina (Crotone), giustapponendoli ad altri consimili, ripresi da vocabolari napoletani e tarantini del XVIII e XIX secolo. Il ‘repertorio’ è preceduto da una introduzione, a volte semiseria, nella quale vengono appuntate talune particolarità della parlata oggi in uso nei due comuni calabri interessati. La ‘comparazione’ di lemmi e detti tende ad inquadrare la parlata cirotana in quella ‘lingua nazionale’ che fu il napoletano per il Regno delle Due Sicilie, la cui influenza, almeno nei ‘territori di qua del faro’, viene qui proposta nella sua estensione oggi interregionale, dalla ‘Puglie’ alle ‘Calabrie’. Il lavoro di indagine è stato svolto anche in rete, raccogliendo le testimonianze dirette sia di cirotani e marinoti residenti in Calabria, sia di emigrati e loro figli. Il tutto si inquadra in un disegno più ampio di recupero della storia e delle tradizioni ed usanze cirotane, al quale l’autore si dedica da tempo, supportato in questa occasione dal gruppo FB ‘Note di dialetto cirotano’.