Riprendiamo la trascrizione dell'opera del D'Amato... ma non ditelo a nessuno: infatti di visualizzazioni delle puntate precedenti non vi è traccia, per cui vado avanti non visto.
Progredendo la riedizione del testo, mi corre l'obbligo di annotare che il D'Amato non si esprimeva male, tutt'altro: a mio modestissimo parere usava un italiano abbastanza corretto e fluente per l'epoca, e infatti molti autori a lui coevi sono molto, ma proprio molto, più oscuri nella prosa e affetti da prosopopea e prolissità nel dire di quanto non sia il nostro D'Amato.
CatavurAmurus.
Questi, & altri, se
non in tutto, in parte prosperi successi a' Greci, e Saraceni,che unicamente in
Italia militavano, somministrandoli ardire, gli portò fin presso Salerno, ove
da Arrigo secondo incontrati, e combattuti, furon sconfitti, e dispersi; e con
ciò parve si quietassero tanti travagli. Mà a capo di cinque anni cominciaro à
farsi sentire in Regno i Normandi. Questi passati in Italia sotto honorati stipendij
poco prima, vi si fermarono con l'occasione del guadagno, che fatto haveano
d'alcuni Stati. Uno di costoro detto Guglielmo, ò Ferabac (secondo alcuni)
doppo d'haversi per causa d'interesse di stato disgustato con Molocco in
Sicilia,ove collegati, havevano di mano a' Mori tolta quell'Isola, passò in
Calabria, occupò molti luoghi, poscia rivolse l'armi contro i Pugliesi; onde fù
d'uopo all'Avversario Molocco passare alla ricuperatione delle Terre occupate;
mà venuto con Ferabac à battaglia, rotto, e fugato lasciò senza contesa l'acquistato
al Normando, che da 16indi in poi nominossi Conte di Puglia.
E' probabile, che in quei tempi si
mantenesse per l'Imperio Greco ancor Catanzaro, non essendo spediente à Ferabac contornar le
sue forze sotto le mura d'una Città inespugnabile, e numerosa, che difendendosi
havrebbe dato esempio al resto della Calabria di non ceder senza
contratto, à tempo, ch'ei pur sapeva, che dissipato l'uno, male hauria possuto
formare il secondo Esercito, Signor di picciol Stato, e di nascente fortuna: E
tanto più deve credersi, che non hauendo questi, che alquanti luoghi
soggettati della Calabria (come concordemente scrivono tutti) non si deve
comprendere nelle Piazze perdute una Fortezza difficile ad espugnarsi senza il
favor delle congiunture, e degli anni.
A Ferabac successe Drogo di lui fratello, il
quale nella Puglia il suo dominio ampliando col torlo a' Greci, la strada aprì a' suoi posteri
all'acquisto di due Corone.
Roberto Guiscardo fu il primo de' Normandi,
che doppo d'haver la Calabria sottomessa al di lui dominio, n'hebbe da Nicolò Secondo Papa pacifica
l'investitura col titolò di Ducea, promettendo un'annuo tributo: Dal che ne
nacque l'esser questa Provincia di nuovo feudo di S. Chiefa. Costui non hebbe
Catanzaro, che per via di lunghissimo assedio. Mantenevasi questa Città per ancora
per l'Imperio Orientale, quale in tutto mancato nella Calabria, unica 'nella Provincia
rimasta, una Republica ella sembrava con proprie leggi vivente. A lei rivolse
Roberto cupido di dominarla la mente, e l'armi. La richiese d'obedienza; gli fu
negata. Li protestò la guerra; gli fu riposto, che bastava esser ella Città di
Soldati per non temere. Fu assediata, combattuta più mesi, resistè intrepida
senz'agiuto, perche Squillace caduta, Reggio sorpresa, Locri oppugnata, Costantinopoli
troppo lontana, non haveva d'onde sperarlo; che perciò ridotta a penuria di
viveri, & astretta dalla guerra civile, che dentro era già nata fra' Greci,
e Latini, che l'abitavano, tra lor discordi, si refe à patti. Questo fu il
primo assedio, ch'ella sostenne, e questa l'ultima volta, che aperse 17al nemico, da hostil violenza
astretta, le porte.
Questa è quella Fortezza, che
incerta al Marafioti, & al Sumonte, dicono solo esser eretta su la Cima
d'un'alto Monte, nella quale non permettevano gli Abitanti, che sorastieri a
forza vi entrassero, e che fu per inganno prefa da Roberto, fingedo di voler
ivi sepellir un morto: Cosa in tutto ridicola, e favolosa, mentre non è da
credere, che per così frivolo pretesto ad un nemico aprisse le porte, che tutta
la Calabria hauea corso con l'armi: E se bene non vuole il Summonte esser
questo Forte da lui sorpreso stato quattro miglia da S. Marco discosto, dice
supponerlo, e non l'afferma.
Entrò vittorioso Roberto, si fè giurare homaggio; e
conoscendo, che il dominio della Calabria dependeva assolutamente
dall'assicurarsi di questa Piazza, sì per esser in sito naturalmente
inespugnabile, come per star situata nel centro della Provincia, per dove con
facilità si può tramandar à gli altri luoghi soccorso in tempo di guerra, vi
fondò un fortissimo Castello in quell'estremo della Città, che risguarda il
Pezzano, sopra un masso di scoglio al di fuori tagliato, con Torri, e Bastioni
sì bene intesi, che alla fortezza sua naturale congiunti, lo resero sicuri di
batteria, e di scalate. Quella parte però, che risguarda la Città, benché
inefpugnabile per all'hora fù soggetta col tempo all'Artiglieria de' Cittadini
medesimi, portata su la cima del Monte di mezo della Città per combatter il
Tiranno Centelles, ivi dentro fortificato.
Stabilito con ciò Roberto il suo dominio
nella Calabria, rivolse l'animo ad altri affari; e Catanzaro mirata con occhio
favorevole dal novello Regnante (arte politica per guadagnarsi gli affetti
d'una Nation bellicosa) fè applicar i suoi Cittadini ad abbellir lei con
le fabriche, à fondar Academie di Studi, ad introdurvi ogn'arte, specialmente
le più pregiate: E perche fin dal tempo di Giustiniano Imperadore d'Oriente
erasi in Costantinopoli l'uso di far la seta introdotto per via di due Monaci
frati in India, ove dicono haver havuto origine questo mestiere, benche prima
per la comunicatione s'haveva 18con le genti Orientali sapevasi il modo benissimo di nutrir il Verme della
Seta, le continue turbolenze della Calabria non havevano permesso, la pianta
degli Alberi necessari al nutrimento di quello: Hora godendo Catanzaro una
perfettissima quiete, diedesi alla cultura delle piante sudette, appellate Celsi,
ò come alori dicono Mori, e col beneficio dell'acque, che l'irrigavano,
crebbero in breve: con le foglie poi delle quali cominciossi à nutrir il Verme;
indi da' gusci del detto à cavar nell'acquabollente la seta; con la prattica
d'alcuni Orientali nella Città commoranti imparando molti la testura di quella,
ne fecero drappi di varie sorti: onde in modo vi si stabilì l'Arte, ch'oggi si
numerano da mille Telari, che non solo tessono Velluti piani, e di lavoro, ma
tele di seta d'ogni conditione, alle quali mescolando l'oro, l'argento, in sottilissime
lamette tirati, formano i più ricchi, vaghi, e dispendiosi Drappi, ornati di
artificiosità fuori; e per tutta Europa tramandansi con invidia non ordinaria
di molte Nationi, che di quest'Arte fanno professione.
Descrittione del serico. La nutridura di questo Verme à coloro che non è nota, par favolosa.
Da minutissima semenza posta nel fin della Primavera à covar in caldo nasce il
Bombice della picciolezza d'una formica, e nelcorso di quaranta giorni, ch'egli
hà di vita, quattro volte à dormir si pone, & altretante (sempre crescendo) lascia à guisa delle serpi la spoglia,
e questo per ogni dieci giorni. Indi giunto alla grandezza d'un dito di
fanciullo, abbandonando le foglie del Moro, ò Celso, che si dica quell'Albero,
che, lo nutrisce, monta sù certi ramoscelli d'alcune piante, che li li pongono sopra,
& ivi fabricadosi da per se stesso la sepoltura con fila, ch'ordisce con la
sua bocca à guisa bianco del Ragnodella, forma un guscetto del color dell'oro,
overo grande poco meno d'un Dattilo, rimanendo lì dentro egli imprigionato, dal
quale si cava la seta. Dal medesimo doppo alquanti giorni da una parte da lui
forata col picciol dente esce nuova Fenice risorto, non più nella sua forma di
prima, mà alato, e con19giungendosi maschio à femina, partoriscono quella semenza, dalla quale l'anno appresso
rinasce; onde non soggetto (per così dire) alla comune corruttione,
continuamente in vita conservasi .
Stanno impiegate in questa professione da settemila
persone, parte delle quali tessono i Drappi, conciano parte la seta, prima posta
à dritto filo dalle Donne, poscia ritorta in un'ingegnoso artificio,
volgarmente Filatorio appellato: Altri la colorano; diversi assistono a' Maestri
nelli Telari, che girando alternamente alcune fila, formano i lavoridel Drappo.
Da questa industria cavano i Cittadini non ordinario guadagno, poiche da per
tutto, insino alle Spagne, in Francia, in Inghilterra, & in Venetia
tramandandosi queste tele, entra nella Città giornalmente il danaro: oltreche
havendosi ivi à buon prezzo cagionano un lusso universale nel vestir nobilmente
di seta, fatto oggimai comune fin’alle genti più infime.
Abitavano in questa Provincia, sì come in
molte parti del Mondo (doppo che furono dispersi) gli Ebrei. Questi industriosi
per loro natura, e dediti alle mercantie, & ad ogni genere di negotij,
volentieri venivano ammessi nelle Città più famose: onde disegnarono i
Catanzaresi chiamarne qualche parte, accioche aprendo Fondachi di mercantia,
gli cogliessero l'incommodo di mendicar da lontano i panni, & altre cose al
vestir necessarie; e per più facilmente condurceli, gli offrirono una perpetua
franchigia. In tal guisa allettati, ne vennero buon numero: E perche vollero haverenella
Città luogo à parte, gli assegnarono un Quartiero nel mezo d'essa,confine à quella strada, c'hoggi dicesi Capuana, e fù
dal loro nome detto Giudeca. Giunti, aprirono botteghe di ricchissime mercantie;
e mescolando con i loro negotij i drappi medesimi di seta, che ivi si lavoravano,
cagionarono un grand'utile a' Cittadini,
& aprendo la strada al concorso di tutta la Provincia per via de' loro
negotij, partorinano alla Città molti commodi, oltre il danaro, che in
abbondanza vi entrava.
Militava con Roberto Duca di Calabria
Roberto Conte 20di Loritello, figlio d'Unfrido. A questi diede una figlia naturale di Ruggiero
suo fratello per moglie, al quale poi Roberto morendo lasciò la Sicilia
con anteporlo a' proprij figli. Hebbe il
Loritello in dote la città di Catanzaro, con molte altre Città, e Terre al di
lei contorno col titolo di Contea, e con assoluto dominio soggetto alle
conditioni servili degli hodierni Baroni. Lo testificano chiaramente i Privilegi
del Secondo Roberto suo figlio alla Città, & ad altri particolari concessi
in quelle parole: Deigratia Comes
Catanzarij. Titolo solamente usato da' Signori liberi, & independenti,
come egli era: Ancorche poscia dall'ambitione di molti usurpato in Regno, fù
da' successori Regnanti per Prammatica speciale levato.
Morì Roberto di
Loritello dieci anni doppo, che prese per moglie la figlia di Ruggiero, & à
lui successe il secondo Roberto suo figlio, il quale dalla madre allevato
fin’all'età d'anni quattordici, prese il dominio dello Stato, riserbandosi ella
il Titolo, & alcune rendite solamente, con le quali passò a secondo
matrimonio col Conte Ugo di Molisi.
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