sommario dei post

lunedì 10 novembre 2014

§ 126 101114 Luigi Giglio nella 'ISTORIA DEGLI SCRITTORI NATI NEL REGNO DI NAPOLI' di G.B. Tafuri.

In questa sua rinomata 'Istoria degli Scrittori nati nel Regno di Napoli', un ponderoso 'almanacco' dei nativi di quel Regno distintisi nelle Lettere e più in generale nelle Arti, il buon Gio:Bernardino Tafuri da Nardò, pur nell'apprezzabile tentativo di riguadagnare al Regno i natali di Luigi Lilio, incappa a sua volta in una svista che in questo contesto, e nell'intento di cui sopra, ha del clamoroso, e che ho rimarcato in rosso... e vabbè, ci ha provato, anche se ha sbagliato di 'diece anni' a togliere i 'diece giorni' necessari a emendare e far ripartire correttamente il calendario: erano quelli che andavano dal 5 al 14 (entrambi compresi) ottobre 1582, e non 1572... se non sbaglio, of course. Le differenti colorazioni del testo segnalano le diverse pagine alle quali le trascrizioni appartengono.
                                                           LUIGI GIGLIO
Gio:Battista Riccioli dotto, ed erudito Religioso della Compagnia di Gesù nel suo libro intitolato Almagestum Novum Tom. I. togliendo dal nostro Regno quest'insigne Mattematíco lo fà nativo di Verona, nel medesimo sentimento andò anche il celebratissimo Ludovic-Antonio Muratori parlando del Calendario nel suo libro del Buon gusto, e prima di questo il Cardinal Errico Noris nella fine del Trattato sopra il Ciclo Ravennate, ed altri. Edmondo Purcozio nella sua Filosofia lo dice Romano, quando dovevano tutti questi Scrittori ben riflettere ch'il P. Cristofaro Clavio della Compagnia di Gesù Autore contemporaneo facendo menzione di esso Luigi nel suo libro intitolato Romani Calendarii a Gregorio XIII PM restituti explicatio, e propriamente nel Proemio pag. 2 non lo dice Veronensis o Romanus bensì Hypsichroneus, ch'è quanto a dire, giusta il sentimento del P. Giovanni Fiore, da Cropani Capuccino, dal Cirò o Zirò, luogo della Calabria, derivato un tal nome dalla parola greca Hypsicrò ed in fatti Calabrese lo dice il P. Gio: Pietro Maffei Gesuita Autore anche contemporaneo nelli suoi Annali di Gregorio XIII, ed il rinomatissimo Marchese Scipione Maffei nella sua Verona Illustrata, le parole de' quali due Scrittori trascriveremo più sotto. Nè andarono discordi dal sentimento di questi altri Scrittori, come l'Ab. Michele Giustiniani nel Tom. 3 delle sue Lettere pag. 660, l'Ab. Gio: Battista Pacicchelli nella Parte 2 del Regno di Napoli in Prospettiva pag. 42. Gíano Nicio nella Pinacoteca pag. 178. n. 105. allegato da Niccolò Toppi nella pag. 197. della Biblioteca Napoletana ed altri molti, che s'intralasciano. Evvi bensì qualche disparere tralli medesimi Scrittori Calabresi mentre alcuni lo vogliono nativo del Cirò, come l'allegato P. Fiore nel suo libro della Calabria Illustrata pag. 234 parlando del Cirò, altri di Umbriatico Città nella stessa Calabria, come Gio: Battista Nola Molise nel lib. I cap. 12 pag. 79. del suo libro della Cronica di Cotrone, e nel sentimento medesimo andò Bernardino Baldi nella sua Cronica de' Matematici parlando nella pag. 144. Luigi scrive: Aluigi Lilio Umbriaticense; ma siasi del Cirò o di Umbriatico nativo, a noi non importa, basta esser nato nel Regno per darli onorato luogo in questa nostra storia. Ed averebbe dovuto aver anche distinto luogo nel nostro libro Delle Scienze, e dell'Arti inventate, illustrate ed accresciute nel Regno;  ma comeche in quel tempo non avevamo ancora ben appurato il suo vero patrio suolo rimase, quella nostra operetta defraudata di quest'altro celebre ed insigne Inventore il quale colla profonda cognizione delle scienze Astronomiche giunse a rinvenire un Ciclo col quale emendò il Calendario Romano, e vi scrisse Trattato, quale presentato al Sommo Pontefice Gregorio XIII. dal Germano Fratello di esso Luigi mentre questi era già passato nell'altro Mondo, e fù dal Papa mandato a più Principi per farlo esaminare nelle loro Accademie ed approvato da' più nobili ingegni, il dì primo di Marzo del l582. con publica Bolla totalmente annullò il Calendario vecchio, ed ammise il nuovo inventato dal nostro Lilio. Di tutto ciò oltre tanti  scrittori che parlano con lodi del nostro Giglio per questa sua invenzione, ci piace qui trascrivere le seguenti parole del medesimo Pontefice in quella sua Bolla, che principia: Inter gravissimas Pastoralis officii curas= Allatus est liber a dilecto filio Antonio Artium, ac Medicinae Doctore, quem quondam Alojsius ejus germanus Frater conscripserat dalle quali parole si scorge chiaramente, che nel 1582., nel qual tempo fù spedita la Bolla,  e qualche tempo anche prima era passato nel novero de più il Giglio, onde abbiamo stimato collocarlo in questo tempo. Più distintamente ci dà di quest'emendazione notizia il di sopra riferito P. Gio: Pietro Maffei negli Annali di Gregorio XIII. lib. XI. n. XVI. pag. 270. dell'edizione di Roma fatta nel 1742. sotto l'anno1582. Questa forma di correzione dell'anno solare fondata principalmente nel Ciclo dell'Epatte sudette fù invenzione di Luigi Lilio Calabrese, il quale dopo la speculazione d'intorno a diece anni venuto a morte, ne lasciò un libro a Calcoli, e dimostrazioni a suo Fratello Antonio il qual sapendo quanto a Sua Santità premesse tal cura non lasciò di presentarglielo, supplicando, che qualora la detta fatica fosse giudicata a proposito, egli per alcuna ricompensa non fosse defraudato del Privilegio della Stampa, ed il monopolio. Il Papa congregatí per ciò i più eccellenti Matematici, che in Roma fossero o di altrove condursi potessero, fra i quali tenevano il primo luogo Vincenzo Laureo, già tanto celebrato da noi, e Cristoforo Clavio Gesuita impose loro la revisione dell'opera, e non contento di ciò ne mandò copie a Principi Maggiori acciocche deputando essi parimente nelle Accademie, e stati loro Persone perite, ne mandassero quanto prima a Sua Santità la sentenza commune. Tanto adunque si fece: ed esaminata con sottili dispute, e finalmente approvata da più nobili ingegni la Riordinazione del Lilio, tosto, che il papa n'ebbe da ogni lato autenticata fede il primo di Marzo del 82. con publica Bolla totalmente annullato il calendario vecchio, ed intimato il nuovo, per dare spazio sufficiente all'esecuzione ordinò, che la sottrazione de' diece giorni sudetti cominciasse dal dì quinto del prossimo seguente mese di ottobre. Giorgio Mattia Konigio nella pag. 474. della sua Bibliotheca vetus, ac nova ne fece anche di quest'invenzione la seguente menzione: Lilius Aloysius Medicus, ac Philosophus Fastos, ut ajunt, correxit. Quo circa Gregorius XIII. decrevit, ut, veteribus fastis explosis, ejectisque, deinceps, qui essent ab Aloysio correcti, emendatique, ad Pascha, diesque sestos, qui ab eo derivarentur, inveniendos, celebrandosque adhiberentur. Scipione Maffei nell'opera intitolata Verona Illustrata Parte I. lib. 4. pag. 206. parlando degli Scrittori Veronesi sotto il titolo Matematici scrive del Giglio: Non mancherà chi si meravigli del mio lasciar in dietro Alvise Lilio nuovo Sosigene de' suoi tempi, col ritrovato del quale approvato da tutti gl'Astronomi d'ogni parte Gregorio XIII. emendò, e stabilì il Calendario togliendo dal Mese d'Ottobre del 1572. diece giorni, e assegnando un perpetuo Ciclo della Luna, e sede stabile all'Equinozio. Per Veronese si è costui tenuto, e tal lo suppose anco il Cardinal Noris nel fin del Trattato sopra il Ciclo Ravennate: ma per verità ei fù da Umbriatico luogo Episcopale in Calabria. Lepido è l'equivoco che apparisce nell'edizione nuova del Moreri, che hà l'Emendazione, e il supplimento inserito: poiche parlando di Lilio Gregorio Giraldi lo confonde col matematico Luigi Giglio. 
Quest'Emendazione ritrovata dal Giglio ebbe degl'Oppositori, fragli quali Giuseppe Scaligero gran letterato di que' tempi, e vi scrisse un libro intitolato De Emendatione Temporum; impugnò parimente il computo del Giglio Michel Mestlino professor nell'Accademia di Tubingen con grandi Commentarj. Ma contro costoro in difesa del Giglio sursero il P. Cristofero Clavio, ed Ugolino Martello Vescovo di Glandeves.
 

 





 

Nessun commento:

Posta un commento