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giovedì 6 novembre 2014

§ 125 061114 Corrado Alvaro: L'età breve (Bompiani, 1946).

Il primo capitolo di 'L'età breve', di Corrado Alvaro (1895-1956). 
Da ragazzino sfogliavo, in qualsiasi casa andassi, le antologie letterarie, perlopiù libri di testo delle medie, alla ricerca, tra le note biografiche in chiusura dei volumi, di scrittori e poeti calabresi... Una mania, lo so, una mania che non mi sono mai spiegato. Corrado Alvaro era uno dei pochi ad essere sempre presente, grazie a o a causa di 'Gente in Aspromonte'. Ogni tanto spuntava un Antonino Anile o un Casalinuovo... poco o niente altro, e mi convincevo di quanto fosse difficile, di quanto dovesse essere difficile, in Calabria, diventare o sperare di diventare qualcuno, non nel senso di fama e onori, non è questo, semplicemente nel senso di realizzare i propri sogni, che si trattasse di voler essere un poeta o magari un calciatore... Ma nulla o quasi: anche i calciatori, altra mia passione tutta virtuale, erano quasi sempre veneti, friulani... almeno fino ai mondiali vinti del 2006, quando del calcio ormai non mi interessavo quasi più. Sì, sfogliavo anche gli almanacchi del calcio... sempre con lo stesso intento di cui sopra, vergognandomene un po', di queste mie fissazioni, di 'sti Rizzo, Ciannameo, Fanello, Silipo, Longobucco... E carte geografiche, tante, sempre suddividendo a penna stati e staterelli, scomponendoli e tornando a federarli... per la disperazione di mio padre, che mi urlava, quando mi sorprendeva assorto nei miei disegni terracquei, di studiare la geometria... 
Del perché, a distanza di 34 anni dall'acquisto di questa edizione Oscar Mondadori di 'L'età breve', abbia sentito impellente il bisogno di prenderla in mano e cominciare a leggere quasi come se fosse qualcosa di non procrastinabile, vorrei non saper dire... Deve esserci qualcosa, un legame inscindibile, tra me e tutti questi libri mai letti, che mi hanno seguito ovunque, finora almeno, e senza mai smettere di guardarmi allo stesso modo...
E vediamo cosa dicono, queste pagine nelle quali mi ci ritrovo tantissimo, almeno in certi passaggi, anche se sono cose di cui non ho più voglia di parlare, mancandomi forse la forza e la convinzione per farlo... E per cosa poi? Sono solo scheletri che si ostinano a dondolare nei miei armadi, come denti senza base ossea... di una rara somiglianza all'osseina e al calcare, appunto, credo che soffrano queste pagine troppo ingiallite che vorrebbero infine respirare, ora che la mancanza di 'cemento' assume dolenzie destruenti... Ma come parlo? Mah!...










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