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mercoledì 12 novembre 2014

§ 127 121114 Giano Lacinio nella 'Istoria degli Scrittori nati nel Regno di Napoli' di Gio:Bernardino Tafuri.

   Molti punti oscuri sui natali e sulla figura di Giano Lacinio sembrano ormai definitivamente acclarati grazie all'opera dello studioso Francesco Vizza, come si avrà modo - di questo provo certezza - di constatare in un volume a sua cura di prossima pubblicazione. Qui, le brevi note del Tafuri riguardanti il 'vulcanico' (così lo immagino) chimico psicroneo: parliamo sempre della molto voluminosa 'Istoria degli Scrittori nati nel Regno di Napoli', parte II, tomo III, edizione Napoletana del 1752.
   Aggiungo, per dovere di cronaca, che l'autore della 'Istoria...', Giovanni Bernardino Tafuri (Nardò 1695-1760), è ricordato anche come falsario di antiche cronache, ma nel contesto dal quale ho estrapolato le note su Giano Lacinio - e, precedentemente, quelle su Lilio - non mi pare di scorgere nulla di falsato, almeno nel senso che il 'patrizio neretino' non fa altro che riportare, nelle pagine della sua opera, le conoscenze storiche e letterarie del suo tempo, cioè lo 'stato dell'arte' a far data della pubblicazione dell'opera in oggetto, pubblicata in Napoli tra il 1744 e il 1760. Del resto, chi ne avesse voglia potrebbe confrontare le note del Tafuri con quelle di altri autori, non solo a lui coevi, di opere similari, per rendersi conto della uniformità di vedute e di conoscenze, quasi che queste ultime fossero immutabili e stabilite per autorità e non soggette ad indagini e modifiche... una vera iattura, per quanto riguarda l'approfondimento, lo studio, la ricerca.
   Noto, in chiusura, l'immagine che di Giano Lacinio ne risulta, in estrema sintesi: un frate minorita i cui natali sono, 'per diligenze praticate', cioè per quante ricerche si siano fatte, non accertabili, di scarse risorse economiche, ma capace di rinunciare sia ai suoi averi e sia all'immagine di sé comunemente nota come quella di uomo dotato di grande 'prudenza', interamente dedito ai suoi studi e alla ricerca di 'una maniera per trasmutare i metalli', fino al punto di destare sospetti, i soliti sospetti, presso coloro i quali sono, da e per sempre, convinti che ad un impegno debba corrispondere un tornaconto ('questa sua applicazione sembrava strana'...). Questa mi sembra l'immagine che risulta di un Giano Lacinio, calabrese, anzi cirotano, innamorato della scienza, conosciuto e tradotto in Europa, dal latino in inglese, ad esempio, ma non in Italia... pazienza!
   Come lo avranno considerato? Fissato, 'scirchjatu'? Mah!... Al Vizza la sentenza non ardua, non per lui.



 

                                                            GIANO LACINIO. 
   In qual luogo della Calabria (infatti nell'indice vi è il richiamo 'Calabria', e non 'Cirò', come per Lilio, ndr) avesse costui il nascimento, per diligenze praticate, non abbiam saputo rinvergarlo. Egli è certo però, che fù dalla natura dotato d'un alto, e perspicace ingegno, ed atto ad apprendere qualsisia scienza la più difficile. Imperciocchè imparò la lingua latina, la Filosofia, la Teologia, la Medicina; ma la Chimica fù mai sempre la sua diletta. In questa applicò tutto il suo talento, consumando le sostanze del suo non troppo pingue patrimonio per rinvenire la maniera di trasmutare i Metalli; e perciò si provide di tutte quelle Opere MSS (manoscritte, ndr) o stampate, che trattavano quell'argomento. E comeche alcuni portassero opinione, aver egli rinvenuta la vera maniera di ridurla a perfezione, e che più volte gli fusse anche riuscito di farla perfettamente; pure la strettezza, in cui egli visse lungo tempo, e colla quale anche morì, persuase a tutti chiaramente il contrario. 
   Questa sua applicazíone sembrava strana a molti di coloro, che lo stimarono per uomo di consumata prudenza, e di saldo, e maturo intendimento; parendo loro, che gli scemasse in qualche parte il credito, in cui era comunemente tenuto, il vederlo applicato a quel vano, e sciocchissimo intrattenimento. Ma questo fù un difetto scusabile in un uomo Filosofo, desideroso di rinvenire coll'esperienza la verità di quelle cose, che si revocano in dubio. Procurò bensì unire assieme quante opere chimiche potè egli rinvenire, e publicolle per mezzo delle Stampe col seguente titolo:
Praetiosa, ac nobilissima Artis Chimica Collectanea, de occultissimo ac pretiosissimo Philosophorum lapide. 
Venetiis apud Aldum 1546. in 8.
Norimbergae apud Gabrielem Hayn 1554. in 4. 
   Di lui fà menzione Giorgio Mattia Konigio nella pag. 451. della Bibliotheca, Vetus, ac Nova, Niccolò Toppi (vedi) nella pag. 112. della Biblioteca Napoletana, il Gesnero, il Wadingo, e D. Tommaso Aceti nelle sue note al lib. IV. del Barrio al cap. XXIII. fol. 355. e lo vuole dell'ordine dei Frati minori (vedere post successivo).
Biblioteca Napoletana, et apparato a gl'huomini illustri in lettere di Napoli, e del Regno, delle Famiglie, Terre, Città, e Religioni, che sono nello stesso Regno. Dalle origini, per tutto l'anno 1678. Opera del dottor Nicolò Toppi patritio di Chieti, Napoli 1678... a dire il vero, alla pagina citata dal Tafuri, viene solo riportato 'Giano Lacinio, calabrese, ha dato alla luce: Praetiosa ecc...'.
137.1
Gio:Bernardino Tafuri nelle 'Memorie storico-critiche degli scrittori napolitani' di Francescantonio Soria ('della medesima famiglia del precedente' significa che Gio:Bernardino era un discendente di Angiolo, autore di una descrizione della breve guerra che vide i Veneziani occupare, nel 1482, Gallipoli e Nardò, allo scopo di obbligare il re Ferdinando a ritirare le sue truppe dallo stato della Chiesa, cosa non gradita dai Veneziani).


2 commenti:

  1. 'scirchjatu' non credo proprio. Lo avranno considerato uno 'scienziato col saio' e pure in buona compagnia.

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    1. ... mi piaceva una immagine un po' romantica, di uomo interamente dedito alla scienza alchemica... ma forse ho visto troppi cartoni animati con Mago Merlino: grazie, Francesco... non vedo l'ora di toccare con mano il tuo libro, per la cui realizzazione ti rinnovo i miei più grandi auguri.

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