Cirò nella 'Pantopologia calabra' di frate Elia D'Amato, religioso e poligrafo di Montalto Uffugo (1657-1748). L'opera si pubblicò in Napoli nel 1725, in latino; l'ultima - per quel che ne so - edizione è apparsa, in traduzione italiana, nel 1980 per i tipi della cosentina Brenner. Dal numero dei personaggi illustri citati, e tenendo conto delle dimensioni del paese, mi pare di poter dire che culturalmente il nostro Psycro non fosse messo poi così male...
Non tragga in inganno la brevità della voce 'Cirum' contenuta in questa 'Pantopologia': a questa 'raccolta', allo stesso modo che a quella di Angelo Zavarroni ('Bibliotheca Calabra...') hanno attinto in tanti, più o meno notevoli e attendibili, cultori della storia della letteratura e della storia calabra, tantoppiù se si considera l'esiguità e difficoltà di reperimento di altre fonti. Qui 'Cirò' è stata latinizzata in 'Cirum', mentre nell'opera di Zavarroni i cirotani sono chiamati, altrettanto latinamente, 'Cirensi'... carino, direi, forse anche più elegante di 'cirotani'.
Tra i personaggi citati figurano i due Lilio, Casopero, Maleni, Giano Lacinio, Angelo Cirella, ma non l'Astorini, o San Nicodemo e neppure Cosmo Basamo.
Tra i personaggi citati figurano i due Lilio, Casopero, Maleni, Giano Lacinio, Angelo Cirella, ma non l'Astorini, o San Nicodemo e neppure Cosmo Basamo.
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