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sabato 10 maggio 2014

§ 078 100514 E questo chi è?

... ve lo dico alla prossima puntata; l'identità del 'parlante' è evidente, ma di questo classico sonetto voglio parlare con più calma: perizia nell'uso dei metri e nella sintesi dell'opera del personaggio qui 'illustrato' - e al quale viene data voce - mi sembra che vadano di pari passo.


Sia pur dell'anno incerta la misura,
E ancor dubbio il girar in ciel le stelle,
Investigar saprò ben la natura,
Prevedendo le calme e le procelle.

La difficil celeste alma figura 
A' sguardi miei non si mostrò ribelle,
Ché ogni studio adoprai ed ogni cura 
Sue fasi a rintracciar viete e novelle.

Se plausi meritò la Bruzia gente 
Per opre eccelse de' suoi dotti figli,
Ed i lor fasti lodansi sovente,

Gloria le accrebbi pur co' miei consigli,
Che Roma accolse, e mi credè valente 
Onde l'anno innovar senza perigli.

3 commenti:

  1. Caro Cataldo,
    il bel sonetto che tu hai opportunamente "postato" ,per un verso, sfata una leggenda metropolitana fatta circolare impunemente un pò di tempo andato ad opera di un "ingenuo"(?) aedo locale, e per l'altro ne restituisce la paternità al Marchese di Villarosa che -come precisa Giulio Aromolo (Papi Astronomi Epatte Luigi Giglio,Edizioni Istituto della Stampa ,Napoli,pag.97/98) lo inserisce,ovviamente dedicato al Giglio,nella sua opera edita nel 1834 in Napoli,per i tipi di Stamperia e Cartiera del Fibreno,con il titolo "Ritratti poetici di alcuni uomini di lettere antichi e moderni nel Regno di Napoli".Aggiungo-riprendendo ancora da Aromolo- che il Villarosa non pago della giusta esaltazione del Lilius affidata al suo sonetto,ripropone in nota parte del brano che riporto,il cui autore è Giano Nicio Eritreo (Giovanni Vittorio Rossi):"Numquam Aloysii Lilii Calabri memoria ex hominum animis excidet.Hic,medicus ac philosophus, solus perfecit, quod multi excogitarunt, pauci attigerunt, nemo persolvit".
    Grazie per l'ospitalità

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  2. Ho trovato doverosa e puntuale la precisazione del caro amico Ierise in merito alla paternità della poesia di Villarosa, riportata nell'opera di Giulio Aromolo. Nel 2010, infatti, un cirotano ci informò di averla scoperta lui questa poesia. Giustamente Ierise ci ricorda che nel sonetto, la nota 2 ci conduce a Giano Nicio Eritreo, mentre la nota 1 ( aggiungo io), giustamente non citata da Aromolo, ci informa che Lilio aveva solo due anni quando nel 1582 venne approvata la riforma Gregoriana-Liliana. Di refusi son piene le tombe...
    Grazie agli amici Cataldo Amoruso e Ciccio Ierise per avermi fatto ricordare questo particolare.


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    1. Caro Francesco (Vizza, ché l'altro Francesco, Ierise, lo chiamerò Ciccio, tanto per cercare di non fare confusione), del refuso di cui alla nota 1 del sonetto ho parlato nel post successivo... per quanto riguarda la 'scoperta' preferisco soprassedere: so che mi capisci, che mi capite, e che ogni spiegazione in merito sarebbe suerflua: è materia 'cirogena'...
      Grazie a voi.

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