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domenica 25 maggio 2014

§ 086 250514 Frate Elia Astorini.

   Nella mia galleria di eminenze psicronee, che andavo realizzando sin da ragazzo, un posto un po' 'ondivago' era occupato da Frate Elia Astorini, o Astorino (1651-1702). 'L'ondeggiamento' era dovuto, credo, alla 'borea nazionale', come direbbe G. F. Pugliese col suo lessico di primo ottocento, o meglio: la fierezza per cotanto conterraneo risultava un tantino frenata dai dubbi sulle origini del frate, dal momento che gli studiosi (troppo spesso improvvisati...) di questo teologo e scienziato calabrese mai si risolsero nell'accertare e accettare il suo luogo di nascita, sicché qualcuno lo vede bene come originario di Cirò, qualcun altro lo preferisce di Albidona, qualche altro ancora scommetterebbe su natali umbiaticensi... 
   La disputa potrebbe essere interessante, ma anche oziosa o inutile. Ciò che importa è il 'dare' scientifico e culturale, non il dato anagrafico: siamo di fronte, ancora una volta, ad un uomo di scienza  che partendo da un comunque sperduto paesino calabrese diventa famoso in mezza Europa, ricercato, stimato, e assegnatario di 'cattedre', e chiamato a diffondere il suo magistero e la sua cultura. Che doveva essere straordinaria, come la sua memoria, un po' alla Pico della Mirandola.   
   Mi ricorda in qualche modo un altro grande cirotano per troppo tempo misconosciuto e per nulla profeta in patria - fatti salvi il busto nei pressi del lungomare di Cirò Marina e la stele con una sua poesia, peraltro altissima, all'ingresso del cimitero, sempre a Cirò Marina: sto parlando di quel Giuseppe Gangale esule dall'Italia per quasi tutta la vita, e maestro apprezzatissimo, anche lui, in vari paesi d'Europa, sempre appartenenti a quell'area culturale, nordica, che in qualche modo è la stessa che accolse Frate Elia Astorini.
Vediamo, intanto, cosa ne dice l'avvocato Niccola Falcone da Verzino, nella sua 'Biblioteca storica topografica delle Calabrie', Napoli 1846. Quel 'Tarsia' posto ad inizio della voce 'Astorino', si spiega semplicemente così: nella 'Biblioteca' (forse sarebbe meglio dire 'Bibliografia') del Falcone, tutti i libri censiti dall'autore vengono allegati alla località - ma anche, ad esempio, alle accademie - delle quali trattano. Nella voce successiva, sempre sub 'Tarsia', l'autore accusa tale Tommaso De Costanzo di aver usurpato all'Astorini il merito di aver organizzato la biblioteca degli Spinelli, essendone stato solo il continuatore, causa morte improvvisa di frate Elia.



Ecco invece cosa dice A. Mazzarella da Cerreto, alla voce 'F. Elia Astorini', nella 'Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, ornata de' loro rispettivi ritratti', tomo III, Gervasi, Napoli, 1816.
Gli esordi, sia della nota del Falcone - ''Sulla patria di quest'uomo enciclopedico molto si è disputato...''-, sia di quella del Mazzarella - ''Vari luoghj della  Calabria Citeriore han preteso l'onore di aver dato i natali a questo insigne soggetto...'' sono, almeno nel primo paragrafo, quasi identici, e comunque improntati al dubbio circa i natali di Frate Elia, a differenza di quanto si potrà leggere, più avanti, nelle pagine di Giacinto Gimma, che fu allievo del Nostro, e che lo dichiara originario di Albidona, con una certa sicumera.
Da notare, nel ritratto di frate Elia, una imprecisione... in esergo: vi si dice ''Nacque in Cirò nella Calabria Ulteriore nel 1651. Morì in Terranova nella stessa provincia nel 1702.''
Si tratta di un errore ma non troppo... cambiano gli stati, ma anche le province: Terranova (da Sibari), comunque, pur avendo fatto parte, insieme a Cirò, della stessa Provincia (o 'Intendenza') di Calabria Citeriore, non appartenne mai a quella di Calabria Ulteriore. Cirò e Terranova, all'epoca della stampa della 'Biografia', forse solo per qualche giorno ancora, fecero parte della stessa Provincia...







 

 

Il testo che segue, tratto da 'Elogj accademici della Società degli Spensierati di Rossano, descritti dal Signor Dottor Giacinto Gimma, parte I', Troise, Napoli, 1703, è di assoluta importanza, per quel che riguarda Frate Elia: si sostiene che a queste paginette si debba la sopravvivenza della memoria di questo carmelitano calabrese. In esse, per tornare alla disputa sui natali, si afferma essere Egli nato in Albidona, dove il padre, medico, sarebbe stato molto ben voluto dai Principi di Tarsia... che, se non sbaglio, con Albidona non avevano nulla da spartire, ma con Cirò sì, e tanto, pure, essendo i Principi di Tarsia, Spinelli, signori di Cirò e di Terranova da Sibari, dove il nostro si ritirò, infine, dedicandosi alla riorganizzazione della biblioteca di quei Signori... quella stessa alla quale attinsero abbondantemente prima i Borboni, arricchendo la loro biblioteca, e poi i Savoia, con la consueta voracità. Tutto sommato credo che frate Elia fosse di Cirò, e per quanto riguarda Umbriatico... siamo alle solite: per la Chiesa si poteva definire 'umbriaticense', ovviamente, in quanto appartenente alla diocesi di Umbriatico, cosa peraltro riscontrata anche nei confronti dei fratelli Giglio o Lilio, ma possibile che si debbano ripetere sempre le stesse cose?
La numerazione delle pagine del libro è sbagliata: da 409 si passa a 310, ma la sequenza dell'impaginato è quella esatta.

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