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domenica 18 maggio 2014

§ 083 180514 ''Magno son io di nome et di costumi'': Casopero, Santa Severina, Venezia... e Lilio.



Magno son io di nome et di costumi
Quanto per me si puote o potrà mai.
Nacqui ne la città che tutti i lumi
Delle glorie del mondo insieme aduna
Cinta da mar che s'assomiglia a fiumi.
La povertà infelice ed importuna
Ma di virtù maestra in qualche prezzo
Mi fa salir d'ingegno et di fortuna.
In toga in arme a bene a male avvezzo
Con fatica et con sorte m'ho condutto
Al ben che più si stima et io non prezzo
Da me sol con bon'arti i' m'ho costrutto
Ampio ricetto et capitale honesto
Da contentar chi non s'inganna in tutto.
Trassemi il fato ad habitare in questo
Lito che Magna Grecia il tempo annoso
Chiamò più bello che d'Italia il resto.
Qui dove già fu celebre e famoso
In arme e in forze il nome di Cotrone
E in giochi Olimpi il più vittorioso,
Dove fu sempre invitto il gran Milone
Se 'l tronco aperto da sue forze alfine
Ristringendo le man nol fea prigione
Dove Giunon Lacinia anchor ruine
Di tempio tien et dove il prima detto
Filosofo insegnò l'alme dottrine.
Una città fortissima in aspetto
Che et in nome et in opere è Severa
Quivi mi diè casta compagna e tetto.
Et sotto l'ombra d'una stirpe altera
Di Cara fe son posto a riposarmi
Com'huom che nulla più desìa nè spera.
Amor m'indusse et con arti et con carmi
Ma più con stelle fisse a suo servigio,
Nè so, nè vo, nè posso indi ritrarmi.
Di lui son fatto eternamente huom ligio
Et non mi par che 'l tempo aitar mi possa
Quantunque il pel si muti in bianco o in bigio ec.

Personaggio importante, Marco Antonio Magno, veneziano, 'ministro' dei Carafa (o Caraffa, è lo stesso), del quale il Cigogna riporta i versi di più sopra esposti, dai quali si deduce chiaramente che il Marcantonio venne ad abitare quel ''Lito che Magna Grecia il tempo annoso / Chiamò più bello che d'Italia il resto'', ''tratto da un fato'' non proprio dei più onorevoli: siamo quasi di fronte ad una ammissione, se non ad una confessione, di colpevolezza da parte del nobile veneziano, grande amico e protettore del Casopero ed 'esule' a Santa Severina non solo per redimersi e servire i Carafa (''Et sotto l'ombra d'una stirpe altera / Di Cara fe son posto a riposarmi), ma anche per respirare un'aria meno pericolosa, per così dire.
   Chi fosse il personaggio di cui parlo lo facciamo dire ad Andrea Pesavento ('Alcuni documenti riguardanti la presenza di Marco Antonio Magno nella città di Santa Severina', Fonte web: archiviostoricocrotone.it):
Marco Antonio Magno (1480-1549) “de Ferrara”, come appare in una pergamena, per aver partecipato ad alcuni fatti delittuosi fu bandito da giovane dalla Repubblica di Venezia. Dopo aver viaggiato per vari paesi europei, giunse a Roma dove all’inizio del Cinquecento godette della protezione del cardinale napoletano Oliverio Carafa, vescovo di Ostia. Passò quindi in Napoli al servizio prima del conte di Santa Severina Andrea Carafa e poi del nipote Galeotto Carafa. Entrò quindi a far parte della ristretta cerchia intellettuale della corte della contessa di Fondi Giulia Gonzaga, partecipando al cenacolo riformatore valdesiano. Per desiderio della Gonzaga egli tradusse dallo spagnolo in italiano l’ “Alphabeto christiano, dialogo con Giulia Gonzaga. Dialogo di Juan de Valdés” dedicato a Giulia Gonzaga, la cui prima edizione uscì in Venezia nel 1545. Scrisse i sette Libri Sibillini, dove in versi racconta la storia della sua famiglia. Morì a Venezia. Di lui rimangono anche alcuni scambi epistolari con il letterato cirotano Janus Theseus Casoperus.
Il motivo della presenza del Magno a Santa Severina è puntualmente spiegato nel seguito dell'articolo:
Godendo della protezione del conte di Santa Severina Andrea Carafa, come suo uomo di fiducia, Marcantonio Magno fu mandato in Santa Severina assieme ad altri funzionari napoletani della corte del conte per svolgere alcuni compiti importanti. Erano ancora vive le persecuzioni contro i protagonisti della rivolta antifeudale del 1512, che era stata ferocemente repressa dalle milizie inviate dal conte. Molti cittadini erano fuggiti dalla città, altri erano perseguitati, altri carcerati e uccisi. Le stesse costituzioni della città “dal tempo de le rivolture” erano ancora “evitati et interrupti”. I beni dei ribelli erano stati confiscati ed il conte aveva ottenuto il 20 aprile 1518 dal vicerè  Raymondo de Cardona di procedere alla reintegrazione dei diritti feudali, che erano stati “indebitè et violenter ac etiam ob mala tempora reperiuntur fuerunt et sunt illicite occupata alienata seu distracta usurpata et defraudata”. Per procedere alla reintegra il conte aveva ottenuto dal vicerè il permesso di inviare “unum duos vel tres aut plures, si necessse fu.it, de quor. fide scientia prudentia et sagacitate sit confidendum qui adhibitis una cum publico notaio et judice”.
Il conte quindi mandò alcuni suoi uomini di fiducia, tra i quali Marcantonio Magno, i quali affiancarono nel procedere alla reintegra del feudo il notaio Francesco Jasio ed il giudice Joanne Nicola Sfalanga. La reintegra del feudo di Santa Severina sarà terminata il primo giugno 1521.
Le inscrizioni veneziane di cui si parla nel testo del Cigogna, pubblicato nel 1842, relativamente al Magno, sono quelle della chiesa di S. Ternita.

Vediamo la parte che riguarda il Casopero, e una breve nota relativa a Luigi Lilio... ho come una vaga impressione che il cerchio si vada stringendo.

Fra i principali che ricordano Magno è Giano Teseo Casopero, il quale nel libro Jani Thesei Casoperi Psychronaei Epistolarum libri duo MDXXXV Venetiis Bernardinum de Vitalibus, in 8°, alle pag. 4, 5, 6, 9, 21, 22 tergo; 41, 43 tergo dirizza dieci lettere al Magno, otto delle quali da Psicrò negli anni 1528, 1529, 1531 e due Padova del 1534. Da tutte queste si rileva in generale la grande amicizia che tra questi due giovani poeti; e in particolare, come, il Magno era bravo ed idoneo non meno nell'armi come soldato, che nella toga come valente oratore; e che era anche della persona: singulari corporis dignitate decoraris. In una sola di esse (1531, idibus augusti) si lamenta il Casopero che l'amico abbia favoriti i nemici di lui in non so qual affare forense; ma, come ho detto dapprincipio il Magno se ne giustifica in una risposta al Casopero. Le due lettere datate da Padova partecipano al Magno avere il Casopero abbandonate le Muse ed abbracciato lo studio della civile sapienza e della giurisprudenza.- Lo stesso Casopero in una Orazione latina che sta a pag. 53 tergo, recitata in Psicrò nell'anno 1527 dinanzi al Principe Galeotto Caraffa Conte di Santa Severina onora il Magno coi titoli mirae vir eruditionis et aetate nostra orator eloquentissimus e cujus ore melle dulcior fluit oratio. Il Casopero poi ricorda il Magno anche nell'altra opera intitolata: Jani Thesei Casoperi Psychronei Silvarum libri duo, ejusdem elegiarum et epigrammaton libri quattuor. MDXXXV. impressi dallo stesso Vidali in 8.° Alle pag 8 tergo, 16, 48, 53, 59 tergo, 69, 91 sonvi tre lettere in prosa, 1526, 1528: e alcuni versi non brevi endecasillabi ed elegiaci, tutti in laude del Magno. In una di queste lettere, ed è da Roc Ber. 8 cal. feb. 1528, parlando di se stesso l'Autore e della sua cattedra di umanità rivolge il discorso al Magno dicendo: ''sed elegantia quadam non vulgari, dexeritate morum rusticitatis esperte, poetices studio, nec non  florenti facundia, in qua tempestate quidem nostra primas tibi omnes merito tribuunt, adeo enim excellis in arte dicendi, ut si Marcus Antonius gentilis tuus aevum degeret et tecum in eloquentiae studio certamen haberet, dubio procul herbam tibi dare cogeretur''. 
Di Giano Teseo Casopero nato del 1509 in Psicrò, ha dettata una breve vita Paolo da Montalto che ha per titolo Jani Thesei Casoperi Psychronaei Vita per Paulum a Monte Alto Scyllaceum Sacrae Theologiae doctorem; e la scrisse in data Patavii XIIII. calendas octobris MDXXXV vivente ancora il Casopero del quale fa una assai curiosa pittura.
Fin qui il Cicogna, aggiungo ora una curiosità d'Oltralpe, che trovo più significativa di quel che a prima vista possa sembrare, e secondo la quale al poeta cirotano vengono attribuiti natali veneziani:

♦CASOPERUS (Janus-Theseus, poète et épistolographe latin, natif de Venise, vivait dans la première moitié du seizième siècle. Il 
se donna lui-même, sur le titre de ses ouvrages, le nom de Psychroneeus. On a de lui: Sylvarum libri II;— Elegiarum et epigrammatum libri IV;
 — Epistolarum libri II; — Amorum libri IV. Ces différents ouvrages parurent en une seule édition; Venise, 1535, in-8".
da 'Nouvelle biographie universelle depuis les temps les plu reculés jusqu'a nos jours, avec les renseignements bibliographiques et
l'indication des sources a consulter''. (Hoefer, ed. Didot fréres, Parigi 1854).
I natali veneziani di cui sopra non sono poi così peregrini: a modestissimo parere dello scrivente nascono non solo dalla 
mancanza di fonti, ma anche dalla sommarietà della trattazione, come se gli estensori della 'Nouvelle biographie' avessero tirato ad indovinare, 
ingannati dalla consistenza del numero di calabresi presenti in Veneto.
 
Tornando alle 'Inscrizioni veneziane', questa volta della chiesa di Santa Maria delle Vergini, vediamo cosa si dice a proposito di Luigi Giglio, Lilio, Zio:

''Del cognome ZIO vedremo altre memorie. Vi fu un prete Girolamo Giglio scrittore veneziano. Nel Codice miscellaneo cartaceo in fol. num. XCI classe VII in San Marco a pag 221 si legge Copia tratta dalla cronica di D. Gierolemo Gilgio capellano de S. Severo dedicata al ch.mo S. Christoforo da Canal cap. di Colfo trata da un'altra cronica talmente vechia che a mala pena si poteva legiere. Lui dice haverla cavata che così dice: A pag 229 tergo quel prete ricorda: Vi è in uno sepolchro Franc. Giglio che a' sui tempi si dilettò della pitura et scultura. Potrebbe darsi che questo sacerdote fosse quel desso che veggiamo stampatore del libro. Quinque illustrium Poetarum Italorum Carmina, 8.vo, Venetiis, Presbyter Hieronymus Lilius et socii excudebant 1558. Anche Domenico Giglio era nostro impressore in quell epoca notissimo. Un Giangiacomo Gilio del 1561, 1562 era maestro di gramaticha come da Lettere di negozii datate da Castello di Riviera di Salò. Fuvvi il noto letterato vicentino Zaccaria Lilio e un Luigi Lilio Calabrese col quale aveva corrispondenza epistolare Iano Teseo Casopero (Epist. lib. II pag. 25 Venetiis 1535). E chi sa quanti altri mai anche illustri di questo cognome ci vissero? ''
E credo che quest'ultima domanda meriti qualche riflessione. Del resto, razzolando tra queste iscrizioni, il Giglio confuso, supposto, scambiato, da qualche parte viene fatto nascere nel 1582, proprio come nel refuso del Marchese di Villarosa... E soprattutto, nella domanda si dice ''ci visserero'', dove ''ci'' dovrebbe significare ''in Venezia''.
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Torniamo a Janus Theseus Casoperus, e ad un'altra curiosità: la descrizione delle di lui opere presenti, per la vendita, nel 'Catalogo di libri rari della Biblioteca del Signor Camillo Minieri Riccio', vol. I, Napoli 1864... chissà oggi dove si trovano.

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