Così, in apparenza per ridere, si
raccontavano - in realtà si diffondevano ad arte - aneddoti del tipo:
Tizio va a fare il soldato, e, credendo di aver appreso l'italiano, quel
'vastaso', tornato a casa in licenza, fa ammattire la propria madre,
ignara di tanta evoluzione filiale, con frasi del tipo: 'mamma, sale
sulla banca!', che significherebbe, secondo il neofita della lingua
italiana: 'mamma, metti il sale a tavola!', mentre per la malcapitata
genitrice equivale ad un segno di squilibrio mentale del figlio che le
ordina di 'salire sul tavolo'... Oppure, restando in questo solco: il
medesimo genio, a casa in licenza, si lamenta con i propri familiari,
fingendo di non ricordare più i nomi delle varie suppellettili di casa,
finché non si imbatte in una zappa adeguatamente riparata dietro una
porta, che, pestata sulla parte del tagliente, va a contundere, con
quello che popolarmente appelliamo 'meruggiu', sulla fronte del
soldatino che si lascia andare ad una imprecazione del tipo 'ahia ara
zappa d'a miseria!!!' (o peggio, non vorrei esagerare con la
blasfemia...); ovviamente, la madre non può astenersi dal riconoscere,
con malcelata soddisfazione, che 'finalmente ti è venuto in mente!!!'
(il nome dell'arnese).
Quelli che ho
appena riassunto, sembrano due aneddoti innocenti. E potrebbero esserlo,
in un contesto più 'normale', o meno 'compromesso'.
Altri
aneddoti parlano, anzi parlavano - ché non usa più -, di 'sfide' basate
sull'intelligenza o l'arguzia, richiamando uno schema del tipo: 'ci
sono un inglese, un francese, un italiano, un tedesco...'; naturalmente
il vincitore sarà l'italiano, secondo gli italiani. Lo stesso schema,
opportunamente modificato, faceva prevalere il calabrese sugli altri
'partecipanti'. Aneddoti favolosi, se non favolistici, dove gli
americani, ad esempio, erano tout court dei 'cazzoni', e quando passava
un aereo, noi che eravamo più intelligenti di quei mangiatori di
'giggomma', alzavamo gli occhi al cielo dicendo 'apparecchju americanu,
jetta i bummi e veni ccà'... geniale, vero? L'ho detto anch'io,
ovviamente.
Sembrano sciocchezze da
poco. E potrebbero esserlo, se non sapessimo chi siamo e da dove veniamo
(anche questo, in fondo, è uno schema, o una schematizzazione).
Da
dove veniamo, senza andare troppo lontano? Uno dei componenti della
nostra 'provenienza' è, a mio modesto parere, Jogàle (o Jugàle, alla
cosentina); questo personaggio, questa maschera, che non ci proviene, e
parlo dei calabresi, dalla commedia dell'arte - come potrebbe essere per
Giangurgolo - rappresenta, a ben guardare, uno dei personaggi più
diffusi di tutto l'areale mediterraneo che va dalla Spagna fino alla
Turchia, essendo, il nostro Jogale, il Nasreddin degli arabi,
protagonista di un numero infinito di aneddoti e storielle che ormai
fanno parte solo di indagini antropologiche, almeno nel sud dell'Italia.
Qualche fatterello di Jogale l'avrete sentito, no? Comunque sono storie
ormai improponibili, di quando le nostre contrade erano affollatissime
di re, regine, briganti, principi e principessine, più Jogale e, in
genere, sua madre, protagonisti di eventi a volte granguignoleschi, dove
il Nostro, pur nella sua totale negligenza, imperizia, ignoranza, in un
modo o nell'altro veniva a capo dei guai nei quali andava a cacciarsi.
Storielle
innocenti, quelle di Jogale, di sicuro: non essendoci il televisore
nelle case, bisognava pur trovare la maniera di arrivare a sera...
Tutto
quello che ho detto finora ritengo che non sia punto innocente o
casuale, o di origine popolare: vi è, alla base, un fine unico e
ostinato, la persuasione occulta. Peccato che in questo modo, con queste
convinzioni, non si possano formare popoli, ma al massimo delle greggi.
So che quello che ho detto finora andrebbe meglio inquadrato e, ad esserne capaci, spiegato.
Ma credo che qualcosa lo stesso si possa dedurre e capire. Se poi si volesse tentare un elenco di una piccola parte delle false credenze alle quali si può essere esposti...
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