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venerdì 25 aprile 2014

§ 075 250414 Territori alecini: antiche geografie e mappe, Nicola Corcia, 1847.



Un po' di geografia, antica e all'antica: il testo di riferimento è 'Storia dellle Due Sicilie dall'antichità più remota al 1789', di Nicola Corcia, Tomo III, Napoli 1847. In esso ritroviamo, in una nota in calce, un riferimento a Giovan Francesco Pugliese, relativamente all'etimologia del nome del fiume Ilia e alla identificazione di tale corso d'acqua, le cui sponde sembra siano state teatro di una sanguinosa battaglia. Peregrinando tra corografie e antiche topografie, ci si rende conto di quanto fantasiose siano certe ricostruzioni, sia storiche, sia geografiche, e tutto questo fino a non molto tempo fa. Scorrendo le pagine di queste che definirei pagine di storia della geografia, si assiste ad un singolare fenomeno che è un po' il consolidamento di tesi, piuttosto che la spiegazione delle stesse, in un continuo risalire a fonti più o meno autorevoli,  Plinio, le Tavole Peutingeriane, gli antichi Itinerari dell'Impero Romano... Insomma, più che di fronte a testi scientifici, mi sembra di leggere una geografia romanzata, ma non per questo punto interessante o indegna di attenzioni da parte del lettore. Aggiungo che, comparando l'opera alla quale ho attinto ad altre consimili, come quella dell'abate Domenico Romanelli, della quale ho già avuto modo di parlare, la mia tesi - cioè il consolidamento e l'affermazione di una geografia romanzata - ne risulta, a mio modesto parere, adeguatamente suffragata: si tratta di acquisizioni parageografiche offerte quasi in fotocopia... ma solo 'quasi', per fortuna, giusto quel 'quasi' che serve a concedere spazi a nuove conoscenze e a cedere, col tempo, il passo all'affermarsi della geografia come strumento di indagine scientifica. 
Le carte qui riprodotte, nelle figure 1 e 2, la prima risalente a Pirro Ligorio (XVI sec.), la seconda a De Sanctis (XIX sec.), forse illustrano (è il caso di dirlo) l'avanzamento della cartografia e l'affermazione della geografia come scienza esatta, la sua 'aderenza' ai territori indagati e rappresentati in scala.
Tornando alla geografia mitica e mitizzante dei primordi (e oltre),  ardisco paragonarla un po' a quelle cronache sportive di prima dell'avvento della televisione e - in misura minore - dei cinegiornali, quando gli appassionati di calcio o altri sport si accanivano affidandosi, tanto fiduciosi quanto ignari - alle cronache dei radiocronisti o ai ritagli di giornale... 'Esse est percipi', per dirla con un titolo di J. L. Borges (per chi volesse: http://krimisa.blogspot.it/2012/11/quadernetto-di-traduzioni-2-esse-est.html )
Del resto, a geografi e cartografi a quei tempi, mancavano i mezzi, e non, di certo, le menti. 
Ad ogni modo, mi sento di precisare che nei paragrafi che seguono si possono cogliere dei buoni indizi sulla storia di Cirò, illustrati con sufficiente chiarezza, tranne certi passaggi del 17° paragrafo sui quali tutte le storie che ho potuto consultare glissano senza troppi fronzoli: mi riferisco a Cirrha e Cirro, ma di questo mi sono occupato nel commento all'opera del Pugliese che spero di poter mettere insieme.  Tornando a quest'ultimo e alla sua 'Descrizione...', devo dire, e non per partigianeria, che tutte le notizie contenute nell'opera di N. Corcia, e in tante altre, si possono rintracciare in quella dello storico cirotano. Credo che ne riparleremo.
figura 1: Italia Meridionale secondo Pirro Ligorio (XVI sec.)

Figura 2: I domìni di qua del faro (la parte continentale del Regno delle Due Sicilie), Gabriello De Sanctis, XIX sec.
Titolo
Carta Generale Dell'Italia Meridionale Contenente i Domini di qua dal Faro del Regno delle due Sicilie
Descrizione
Carta geografica dal raro "Atlante Corografico del Regno delle Due Sicilie tratto dalla Gran Carta d' Italia dedicato ad Adriano Balbi alla scala di 1/5 e corretto nella divisione amministrativa Civile Giudiziaria e Diocesana e nella indicazione delle strade rotabili di ultima costruzione" edito a Napoli nel 1856. Incisione in rame con coloritura coeva dei contorni, leggere ossidazioni della carta, per il resto in ottimo stato di conservazione.
L'Autore
Fu autore di un “Atlante Corografico del Regno delle Due Sicilie” edito a Napoli (tre edizioni tra il 1840 al 1856), con 27 magnifiche carte geografiche.
Bibliografia
I. Principe "Carte geografiche di Calabria nella raccolta Zerbi", p. 255
Fonte web: Antiquarius, Antique maps & old prints.
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                                                           ***************                                           
                                                      16. Promontorio Crimisa.

   Più oltre della foce del fiume Lipuda si protende nel mare la punta dell'Alice, il punto più orientale di tutta la costa della Calabria, in eccezione del promontorio Lacinio. E' il promontorio Crimisa degli antichi, così detto dalla città vicina dello stesso nome, e noto nelle primitive tradizioni della regione per l'arrivo della colonia condottavi da Filottete(3). A crederne un altro antico scrittore si nominò anche Cone(4), per la città omonima che dappresso vi sorgeva, e che al pari di Crimissa anche da Filottete volevasi edificata. Sorgeva su questo promontorio un tempio sacro ad Apollo Aleo, così detto probabilmente dalle supposte peregrinazioni del greco eroe innanzi che si stabilisse in questa contrada, ed al quale Licofrone dà anche raggiunto di Patareo(5), o conservatore, nel quale secondo le eroiche tradizioni Filottete consecrava l'arco e le saette ricevute da Ercole(6), che al dir di Trogo Pompeo affrettarono il fato di Troja(7). Ma nessun vestigio vedeva di sì rinomato tempio chi viaggiava per questa spiaggia, per essere o dalle mani dell'uomo distrutto, o ricoperto dalle onde(8), ed a crederne la tradizione era posto sopra un'eminenza, ove poi fu edificato un tempio cristiano(9). Il promontorio del resto è tutto ricoverto di cedri, di aranci e di alberi d'ogni sorta, che coprono forse in qualche sito le rovine del tempio antico, in guisa che nessun vestigio se ne ricorda, ma coltivandosi la terra in tutti i dintorni, ne sono venute fuori monete di Taranto, Metaponto e Petilia, ed inoltre braccialetti di bronzo, lucerne, rottami di marmo, di rozzi vasi e di terre cotte, ch'erano forse in antichi sepolcri.

N.B.: le note conservano la numerazione del testo originale.
(3) Strab. VI , p. 254.
(4) Apollodor. ap. Strab. VI, p. 254.
(5) Lycophr. Alexandr. v. 920.
(6) Orion Theb. ap. Tzetz. ad Lycophr. v. 910. — Ps. Arist. De admir. ausc.     n.103 — Cf. Etym. M. v. Αλαίος.
(7) Iustin. XX, 1.
(8) Swimburne, Travels t.I, p. 310.
(9) Saint-Non, Voyage pitt. t.III, p.90. 
Figura 3: Istituto Geografico Militare, Carta delle Provincie Continentali dell'ex Regno di Napoli.
 
                                                         17. Crimisa, o Crimissa.

   Alla distanza di poco più di 3 miglia antiche del descritto promontorio e dentro terra sorger doveva la città di Crimisa o Crimissa che Stefano Bizantino sull'autorità di Licofrone nomina città d'Italia, e che situava presso Crotone e Turio, essendo stata in fatti tra queste due città, dalle quali era del resto più miglia lontana(1). A crederne Licofrone, il quale ricordavala come piccola città dell'Enotria, prese nome da una Ninfa omonima(2), od anzi dalla sorgente del fiume che scorre presso l'anzidetto capo, e che anche Crimisa fu denominato innanzi che il nome d'Ilia gl'imponesse la colonia trojana. Ma Strabone, o piuttosto Apollodoro, dal quale il geografo attingevane la tradizione, ne fece fondatore Filottete(3), o a meglio dire la greca colonia che dalla città di Melibea giungeva su questa spiaggia. Se vera è del resto la leggenda di una medaglia, col tipo di Ercole con la clava da un lato e l'epigrafe KPIMIΣA, e dall'altra la leggenda KPO(4), ci mostrerebbe l'importanza della città e la sua alleanza insieme con la vicina Crotone. Né altro se ne sa, se non che, a crederne gli scrittori calabresi, mutò ne' tempi romani l'antico nome in quello di Paternum, stazione segnata nell'Itinerario di Antonino a XXVII miglia da Rossano(5), e che dalla sue rovine sorse l'odierna Cirò, detta anche Cirrha e Cirro(6), denominazioni difficili a spiegare, se creder non si vogliono egualmente antiche. Il perché, riputando Paterno diversa affatto da Cirrha, perché le rovine della prima sono distanti dall'odierna Cirò, è da supporre che l'antica Crimissa al sopravvivere di una colonia di Focesi mutasse il nome in quello di Cirrha, che ricordava la prima città della Focide ne'confini de' Locresi Ozoli(7). Egli sembra del resto che Paterno prendesse il nome dall'aggiunto di Patareo che davasi ad Apollo adorato nel prossimo promontorio. Nel luogo detto Terra Vecchia all'oriente di Cariati sono i piccoli avanzi di Paterno(8); ma s'ingannano, io credo, gli scrittori Calabresi, che questa città credono la sede vescovile detta anche Tempsana e che ammetter vogliono un'altra Tempsa sul Jonio(9), quando che ad una sola si riferiscono le testimonianze della Tavola Peutingerana(10), e se il vescovo di Tempsa intitolavasi anche Paternense, prendeva il titolo dall'altro Paterno presso Dipignano e Tessano al di là di Cosenza.

(1) Steph. Byz. v. Kρίμιςα. 
(2) Lycophr. Alexandr. v. 912 sg. 
(3) Strab. VI, p. 254.
(4) Pirro Ligorio ap. Holsten. Adnot. in Steph. Byz. p. 174. 
(5) Itin. Antonin. §. XXX.
(6) Barri, Op. cit. col. 307.— Cf. Quattrimani et Acet. ibid.
(7) Pausan. X, 37, 4.— Plin. IV, 4,1.
(8) Swimburne, Travels t.I , p. 309.
(9) Aceti in Barr. Ibid.
(10) Vedi p. 133. 
Figura 4: Carta Forestale; Cirò, foglio 231, Istituto Geografico Militare.
                                          18. Fiume Ilia (Υλία πόταμος, Hylia amnis).

   Dalla punta dell'Alice a quella che prende il nome dal fiume Fiuminicà il lido descrive un semicircolo, al cui termine orientale sbocca nel mare il detto fiume, il quale col promontorio e la città vicina ebbe comune il nome di Crimisa (1). Ma Ilia fu detto ne' tempi successivi, e fermò come si è già detto, il confine tra la Crotonitide e la Sibaritide, perché alla sponda di esso i legati spediti da Crotone impedivano gli Ateniesi d'innoltrarsi nel loro territorio, quando movevano coll'esercito contro Siracusa; né per altro fatto della nostra antica storia è memorabile, se non perché gli Ateniesi andarono poscia a situare i loro alloggiamenti alla sua foce(2). Ma dal suo nome si congettura che vi si stabilisse una colonia trojana, la quale vi ripeteva il nome del fiume sulla foce del lago Ascanio(3). Essendo non pochi fiumi fra il promontorio Crimisa ed il Crati, a quali di questi l'Ilia corrispondesse non si può con certezza determinare. Senza dire dell'erronea opinione di alcuni topografi, i quali lo confusero col Trionto(4), che corrisponde al Traento degli antichi, il Cluverio lo riconobbe nell'Acquanile, che bagna il territorio di Cariati all'oriente, alla distanza di tre miglia(5). Altri sostengono ancora che fosse il Calonato, il quale a poche miglia dal Crati scorre nel mezzo del territorio di Rossano (6); ma questa opinione più ricevuta è contraddetta da un altro scrittor calabrese meglio informato de' luoghi, il quale osservando che la Sibaritide, non poteva al mezzodì essere così ristretta da avere per confine il detto fiume, lo riconosce nel Fiuminicà, il quale scorre tra Cracoli* e Cariati(7) e dà il nome alla prossima punta, alla cui sinistra mette foce, tra gli altri piccoli fiumi dell'Arso e di S. Venere.

(1) Steph. Byz. v. Kρίμιςα.
(2) Thucyd. VII, 35.
(3) Ruckert, Troja's Ursprung p. 265.
(4) Barr. Op. cit. p. 276,357. — Marafioti, Op. cit. p. 199, 298.
(5) Cluver. Ital. antiq. p. 1314, 20. — Cf. Swimburne, Travels cit. t.I, p. 309.
(6) Adnot. Thucyd. l. c. — Romanelli, Op. cit. t.I, p. 221-222.
(7) Pugliese, Il fiume Hylia ecc. nel GIORNALE IL CALABRESE, Anno II, n. 3. — Se è da ritenere che il Fiuminicà derivò il nome da una guasta denominazione antica, anziché da flumen necis, come il citato scrittore ha conghietturato, per qualche sanguinosa battaglia data alle sue sponde, fu detto piuttosto con ibrida appellazione dal latino flumen e dal greco νίχγ, ossia Fiume della vittoria, e da quella probabilmente che i Crotoniati ottennero su' Sibariti, la quale combattuta forse ne' piani di Cariati tra i fiumi Trionto e Fiumenicà, Giamblico (vit. Pythag. c. XXXV) dice avvenuta alla sponda del Traenta, il quale scorre nella parte opposta.
* Così nel testo; del resto è frequente rinvenire anche un'altra forma errata, 'Strangoli' in luogo di 'Strongoli'.
Figura 5: Carta tratta dall'ATLANTE GEOGRAFICO DEL REGNO DI NAPOLI DELINEATO PER ORDINE DI FERDINANDO IV RE DELLE DUE SICILE E C. E C. DA GIO' ANTONIO RIZZI ZANNONI GEOGRAFO DI SUA MAESTA' E TERMINATO NEL 1808 -TAVOLA 27. (Fonte web: Istituto Geografico Militare).

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