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martedì 18 marzo 2014

§ 067 180314 A. Piromalli, Gian Teseo Casopero.



   Un nome alquanto irrituale, 'Gian Teseo', al punto che è diventato, in cirotano, 'Centessèi', come la strada che passa per Cirò Marina... e hai voglia di scervellarmi, quando ero bambino, su come mai ci fosse qualcuno che portava lo stesso nome di una strada statale... e lo stesso cognome di un umanista, ma questo l'ho scoperto dopo. 
   Trattandosi di una storia della letteratura le notizie relative al Casopero sono alquanto ristrette, ma comunque interessanti. Cosa aggiungere? Che l'umanista cirotano discendeva da famiglia salentina, se può interessare, ben radicata a Cirò e anche a Cirò Marina, con una e soprattutto due 'pi', Casòppero, e che esiste anche, secondo tradizione ormai in disarmo, anche un 'chiru 'e Casòppiru'... ma di queste indicazioni localistiche mi riprometto di parlarne un'altra volta...
 
   Prima di passare alle pagine del Piromalli, occorrerà forse ricordare - o premettere - che l'ambiente letterario della prima metà del cinquecento, in Calabria - a Cosenza, per meglio dire - è assolutamente degno di nota, grazie all'impegno e all'opera di letterati quali Aulo Giano Parrasio, fondatore dell'Accademia Cosentina, Antonio e Bernardino Telesio, Quattromani, Franchini... intellettuali che già allora si sparsero per varie parti d'Italia - Milano, Parma, Venezia, Roma, e ovviamente Napoli - per esercitare il loro apprezzato magistero.
   Quelle che seguono sono le note relative a G. T. Casopero, tratte da 'La letteratura calabrese' di Antonio Piromalli, Guida editori, Napoli 1977.   
  
 
   Al discepolato ideale del Parrasio appartiene Giano Teseo Casopero, nato a Cirò il 10 aprile 1509. Studiò a Rovito, sotto la guida di Niccolò Salerni che dopo avere insegnato a Roma, Pavia, Napoli, era ritornato in patria. Il Salerni insegnò il latino a Casopero il quale fu avviato dai familiari allo studio del diritto. Sul Casopero  ha  scritto una  equilibrata,  monografia  Gregorio Cianflone*, il quale ci informa dell'amore di Casopero per Fastia, una  donna sposata, dell'amicizia  con Antonio Telesio e Luigi Giglio. Nel 1532 il Casopero si reca a Napoli dove incontra i co­sentini umanisti colà dimoranti, Franchini, Telesio, i Martirano, quindi, imbarcandosi a Crotone, va a Padova per studiare legge. A Padova ebbe come maestri Mariano Socino e Giovanni Antonio De' Rossi, ma continuò a coltivare gli studi umanistici te­nendosi stretto, nelle sue prose, a Cicerone, intorno alla cui prosa fervevano in quel tempo vaste controversie. A Padova conobbe anche Paolo da Montalto, calabrese di Squillace, che sarà il suo primo biografo, in quella città sì laureò nel 1537 ma dopo tale data mancano altre notizie di Casopero né sappiamo quando e dove sia morto.
Il Casopero scrisse gli Amores per Fastia (1535), Sylvae (1535) contenenti elegie, epigrammi, compose anche epistole, orazioni e due carmi politici. Virgilio e Tibullo si avvertono dietro il giro  ritmico delle Sylvae, talvolta Ovidio. Indubbiamente gli aggettivi  esornativi sono convenzionali e letterari, si avverte che i com- ponimenti appartengono alla letteratura e non alla poesia ma  l'esercizio letterario è dignitoso, fa parte di un devoto amore  verso l'umanesimo come eleganza di atteggiamento spirituale di  fronte alla vita. Nella letteratura umanistica è difficile ritrovare  profondità di visioni e ricchezza di idee; l'umanista pare appa­garsi della bellezza formale che alita sui versi, di solito c'è nel  poeta la capacità di comporre un quadro sereno, di effondere  sentimenti lievi e misurati. Ma l'imitazione formale restringeva  in confini limitati la libertà espressiva. Si osservi lo sguardo di contemplazione del Casopero che descrive la pace raggiunta dopo il trattato di Cambrai:
Vir mulierque canat, sensibus sociata juventus 
argutum pulset festivo sedula plectro
barbitum, ad astra poli numeros jactetque canoros,
perque domos et templa deum predivite luxu
fulgida sternantur rutilis aulaea figuris.
Casopero negli Amores canta una figura di donna inquadrata in un piccolo mondo paesano, una figura di donna bella per i capelli biondi e gli occhi neri, le labbra rosse. Da Fastia sembra prendere luce ogni cosa:
Panditur et mundi facies, oscuraque cedunt  
nubila, quumque profers, Fastia, poste caput;
clauditur atque atra nitidum caligine coelum 
tecta refers intra cum tua mox faciem.
A Fastia che si reca al santuario di Loreto per implorare la guarigione del padre il poeta invia gli auguri di un felice viaggio, certamente difficile mentre i Turchi infestano le coste della Calabria.
Nei libri degli Amores Casopero sa esprimere in semplici versi sentimenti di amore appassionato ma anche contenuto e riesce a rendere situazioni concrete e vicende minute in modo da comporre un canzoniere garbato e non indegno di avere un suo piccolo posto fra quelli dei contemporanei.
*G. Cianflone, Casopero e gli umanisti calabresi e veneti, II ed. Napoli 1955.

2 commenti:

  1. Caro Cataldo,
    cito la tua frase, riferita alla rivista "Calabria sconosciuta":
    [...]spero che questo loro impegno non sia vano e che venga in qualche modo premiato[...], per
    dirti che ora c'è un calabrese, anzi un "cirotano" in più (io), che la conosce... grazie al tuo impegno.

    E sono sicuro di essere in buona compagnia...

    Infatti,se è vero che,(cito un'altra tua "sfiduciata" considerazione), a "cantartela e suonartela" sei da solo,sono
    certo che ad "ascoltarti", ossia a leggere i tuoi post,siamo in tanti a dispetto dei pochissimi (sia pure autorevoli)
    commenti che sinora hai ricevuto.

    D'altra parte, e qui il discorso sarebbe lungo, pur volendo, (almeno per me), risulta difficile commentarti:
    sia per i contenuti (troppo alti per quel che mi riguarda), sia per la tua "vulcanica attività":
    Non si fa in tempo a finirti di leggere che c'è pronto dell'altro!
    Quindi anche chi, a differenza di me, è all'altezza del compito si trova un po' spiazzato.
    Tuttavia, come ho avuto modo di fare in privato, ti esorto a continuare e a non farti
    "sfiduciare" dalla "quantità" dei commenti. Insomma voglio dirti in breve:continua così!
    Perché il tuo impegno non è tempo sprecato.Posso assicurarti che conosco amici che ti
    seguono con assiduità e ti leggono con piacere. Per contarli bastano le dita di una mano,ma spesso,e
    tu lo sai benissimo,quel che conta non è la quantità ma la qualità.Ne hai avuto ampia dimostrazione
    anche nel tuo blog.
    A buon intenditor... stammi bene. Peppe.
    P.S.
    Questo commento l'ho scritto facendo violenza al mio carattere che ben conosci ...
    Ma l'ho scritto in veste di lettore franco e disinteressato e non in quella di fratello maggiore.
    Spero tanto che non venga letto neppure dai tuoi "quattro" lettori,che sono poi anche amici miei,per
    l'imbarazzo che ciò mi procurerebbe... ma ho ritenuto giusto farlo, (al diavolo la riservatezza...) come un atto dovuto.

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  2. Un commento molto gradito, Peppe, e se sei tu a dirmi che è imparziale, ti credo senza remore. Anche tu mi hai insegnato tante cose, e, da ultimo nato della famiglia, spesso mi è bastato solo osservarti. Tranne che con la matematica...
    Un abbraccio,
    Cataldo.

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