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mercoledì 29 ottobre 2014

§ 122 291014 V. D'Avino, Le diocesi di Cariati, Cerenzia, Strongoli, Umbriatico, parte I.


L'importanza delle fonti di provenienza ecclesiastica è imprescindibile: molto spesso, anzi, sono le uniche fonti superstiti. Col termine 'fonti ecclesiastiche' intendo sia gli attestati e i documenti custoditi nelle chiese, parrocchie, e luoghi consimili, sia le opere scritte per mano di appartenenti al clero, come è evidente in tempi in cui l'analfabetismo la faceva da padrone nel Belpaese e soprattutto nella sua parte meridionale. Anche questi interessanti 'Cenni storici...' ci giungono per opera di un 'abate', uno dei tanti 'servitori' della cultura in abito talare. Quanto poco gradita fosse poi, per loro, questa condizione, è, in certi casi, di tutta evidenza: basti pensare al nostro Vincenzo Padula...
Fine dell'excursus e veniamo a parlare di Cariati secondo le note dell'abate Vincenzio D'Avino, pubblicate in Napoli nel 1848.
Se ne deduce, sic et simpliciter, l'importanza della presenza di una sede vescovile, la qual cosa ha conferito alla cittadina di Cariati, nei secoli, una importanza, almeno in ambito locale, non trascurabile. Tra le altre cose, nell'accostarsi alla lettura della storia delle nostre contrade, ve ne è una che mi sembra poco conosciuta o troppo trascurata, e cioè che Cirò e Cariati per lungo tempo appartennero alla stessa provincia, anzi, 'Intendenza'...
Segnalo - a chi ha le mie stesse manie, probabilmente - che le note del D'Avino sembrano quasi interagire con quelle del Pugliese della 'Descrizione'. Entrambi gli autori, mi pare di poter dire, si richiamano ad una consolidata tradizione storiografica, almeno per i loro tempi, prima metà del XIX secolo: quello era lo stato delle conoscenze, e non altro potevano dirci...
Rendiamo grazie a Google per la possibilità che offre ai comuni mortali di accedere a libri altrimenti difficilmente reperibili.
Amen.




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