Vediamo di mettere in piedi una rubrichetta sui 'false friends'. Questi ultimi altro non sono che quelle parole che recano un significato capace, nelle diverse lingue, di generare confusione, di produrre abbagli, cioè di far prendere lucciole per lanterne a qualche malcapitato interprete (spero non nel senso di 'traduttore'...) Un esempio semplice semplice, sulla bocca dei cirotani che hanno avuto a che fare con la lingua giargianese: katz, gatto in tedesco, in cirotano ...(omissis).
La parola di oggi è 'luttu', lutto, che deriva dal verbo latino 'lugere' (piangere): campi lugentes erano, in pratica, i corrispettivi degli odierni cimiteri. La parola 'lutto' indica il dolore che si prova per la dipartita di una persona cara, indica cioè soprattutto un sentimento, poi il significato si è allargato, ricorrendo alle figure retoriche tradizionali della lingua italiana, come ad esempio nell'espressione 'portare il lutto', passando dal dolore intimo alla espressione esteriore, cioè al vestrire secondo la diversa gradazione del lutto (grave, mezzo lutto, leggero), con tutta una serie di formule ben consolidate, fin nei particolari (cosa indossare e per quanto tempo, relativamente al grado di parentela).
Il false friend è il seguente: 'è passatu u luttu', che in italiano potrebbe interpretarsi, erroneamente, 'il lutto è passato', cioè è stato metabolizzato, accettato, razionalizzato, magari secondo le schematizzazioni della psicotanatologa svizzera Elisabeth Kubler-Ross, e invece, 'è passatu u luttu' significa, a differenza dell'italiano, 'è passato il corteo funebre', significato che la parola in oggetto ha assunto nella nostra parlata cirotana, insieme ad altri significati più riconducibili a quelli della lingua italiana: e tanto per confondersi un po' le idee, noi diciamo 'jìre aru luttu', cioè andare al funerale, mentre in italiano non ci pensano nemmeno, a dire così (almeno così mi pare).
Ma che bell'argomento!
da leggere e ri leggere! saluto da salta la linda!
RispondiEliminacontento che ti piaccia, grazie
Elimina