Mi incuriosisce la mancanza di distinzione tra il pescatore vero e proprio, cioè la persona che effettivamente svolge le operazioni relative alla cattura del pesce, e l'addetto alla vendita del pescato, cioè l'ambulante che si reca per le vie del paese e invita gli abitanti all'acquisto dei prodotti ittici; sto parlando, in pratica, della differenza tra il pescatore e il pescivendolo. Per quanto ne so, a Cirò Marina entrambe queste figure vengono indistintamente indicate come 'marinàri'. Nella lingua italiana la parola 'marinaio' non è mai usata nel senso di 'pescatore' o 'pescivendolo', ma di uomo di mare, con le attitudini e attribuzioni specifiche, nel campo della marineria civile, mercantile, o militare. Una differenza nella parlata cirotana è 'soldatu marinu', che significa militare di leva arruolato in marina. La differenza tra pescatore e pescivendolo si può, a volte, rilevare dal contesto: se si sente dire che 'è passatu u marinaru', sicuramente è passato il pescivendolo, con le sue cassette di pesce, magari in bicicletta come un tempo, o con la 'ape' inseguita ... dalle vespe; se invece si sente dire 'è passatu nu marinaru', significa che è passato un pescatore, oppure un pescivendolo, e ne sappiamo come prima. In altri dialetti meridionali, ad esempio quello di Manfredonia, esiste uno 'jatechère', o 'vjatechèle', che se ne va per le strade a vendere il pesce che 'u marenère' gli ha fornito. La parola 'vaticale' esiste nei dialetti meridionali e significa addetto alle bestie da soma, vetturale, mulattiere, indicando comunque una professione legata alla 'via' e al 'viaticum'. La mancanza di una distinzione tra pescatore e pescivendolo credo derivi dal fatto che, benché Cirò Marina sia situata sul mare, l'attività marinaresca è comunque alquanto recente, risalendo all'incirca agli inizi del XIX secolo.
U'' marinaru'' era colui che svolgeva attività di pesca a fini di lucro, in proprio o alle dipendenze,Colui che vendeva il pesce, anche in assenza di attività di pesca, era indicato più propriamente come ''chiru ca vinna ri pisci''. U'' rivociaru'' invece si recava alla barca con l'intenzione di contrattare tutto o parte del pescato. Solitamente venivano da fuori con muli, carretti e vendevano il pesce nei paesi limitrofi di montagna.Erano veri commercianti del pesce. Spariti con l'avvento delle ''saligioni'' , che si accaparravano il pescato, distribuendolo in modo più veloce e lo potevano conservare meglio, disponendo di ghiaccio e sale.
RispondiEliminaQuesto termine, 'rivociaru', 'rivucianu', quando l'ho scoperto, nel maggio scorso, mi ha fatto sentire molto ignorante in materia di dialetto e usi marinoti. E' forse stato uno dei motivi scatenanti per cui ho rinunciato a proseguire con la stesura di una mia bozza di vocabolario cirotano. Mi sento sentito 'non autorizzato', qualcosa di simile.
RispondiEliminaComincia.Ti posso dare una mano. Quintino Farsetta
EliminaVeramente avevo già cominciato, ero non dico a buon punto, ma quasi... Grazie.
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