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giovedì 28 marzo 2013

§ 005 280313 Vocabolario cirotano

Direi che la lettera 'A' è quasi pronta; sono 466 parole, più un po' di espressioni di colore locale. Adesso ci vuole la voglia di proseguire, sempre che ne valga la pena: vedremo...
Intanto dovrei dire, dirò anzi, che qualche delusione non può che scapparci, sempre, immancabilmente. Ho notato, leggendo qua e là, che anche G. Rohlfs è probabilmente incappato in qualche svista; stante la mole di dati che ha esaminato nella sua lunghissima attività di linguista, direi che sarebbe stato quasi impossibile che ciò non avvenisse.  E magari neanche per sua colpa, ma per mancanza di fonti attendibili. Peraltro la zona di Cirò non sembrerebbe averlo attirato più di tanto, dal momento che il grande tedesco dà il meglio di sé, a mio modestissimo parere, nello studio della 'Calabria Ulteriore', o 'greca': è lì che i suoi 'scavi linguistici' raccolgono e dispensano i frutti migliori. Purtroppo, davanti a tanta autorevolezza e autorità, mi sembra che qualche cultore di 'cose' dialettali si sia pedissequamente adeguato, o perlomeno non se la sia sentita di eccepire... ma va bene comunque, se il rovescio della medaglia è un silenzioso oblìo. Quello che non immaginavo è che la situazione documentaria, per quanto riguarda i dialetti calabresi, non ci vede, una volta tanto, in una posizione negativa. Grazie a Luigi Accattatis, Gerhard Rohlfs, Giovanni Alessio, e altri linguisti.
Qualche piccola soddisfazione, da dilettante, l'ho avuta, confrontando le mie convinzioni o intuizioni con le 'regole' di Rohlfs, senza fare paragoni che mi vergognerei di immaginare anche solo lontanamente: è il piacere di riuscire a capire da soli, di indovinare senza copiare, tanto per capirci. Come il risolversi ad usare, ad esempio, una specie di 'x' per scrivere 'Goχχjulàru', cioè sottomento del maiale, pappagorgia, ad indicare un suono molto particolare. 
(segue)

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