Poco più di un secolo fa Raffaele Nicastri, 'segretario comunale a Guardavalle' (CZ), meditava sulla 'condizione umana' della sua Cirò (ma forse bisognerebbe tornare ad usare il maschile, 'del suo Cirò', chissà) e nel 1920 dava alle stampe - in Catanzaro, V. Asturi e figli - il suo lavoro intitolato 'Cirò patria del riformatore del calendario'. Il volumetto, occasionato, come si legge nella prefazione, dalla Esposizione di Torino del 1911, non manca di spunti interessanti e di riflessioni sulla situazione di Cirò e dei suoi abitanti che oggi, dopo un secolo o poco più, si ripropongono all'attenzione del lettore. Il lavoro del Nicastri, al di là di qualche eccesso filosofeggiante, dovuto forse più alla sensazione trasmessa dall'autore di predicare al vento, piuttosto che a boria o presunta superiorità intellettuale, risulta onesto e dichiaratamente debitore verso l'opera di G. F. Pugliese, al quale il Nicastri, cosa più unica che rara, rivolge il proprio apprezzamento per la 'Descrizione'. A ben guardare, la prima parte del volumetto ricalca alquanto fedelmente, seppure in scala molto ridotta, i temi del Pugliese e l'impianto dell'opera del nostro storiografo.
A seguire, la prefazione e il capitoletto dall'esplicito titolo 'Psicologia del cirotano': fate voi, se volete, miei sempre meno di sei amici lettori, i vostri confronti tra i cirotani di allora e quelli di oggi, qualcosa troverete...
Nessun commento:
Posta un commento