Questa volta a vrascera a vaj a riminijàre su quello che per me è l'altro versante calabro, cioè la costa tirrenica, precisamente a Paola, patria, oltre che di San Francesco 'u nostru', anche di una quantità indicibile di dipendenti delle ferrovie, tra cui alcuni colleghi del sottoscritto, uno dei quali mi fece conoscere, anni addietro, il libro del quale presento qui alcune pagine: 'Canti d'amore e di sdegno nella tradizione orale calabrese', di Rosario Manes, Laruffa editore, Reggio di Calabria 1986. Come si vedrà scorrendo le pagine della snella introduzione al testo, il volume è incentrato quasi esclusivamente sulla memoria della signora Caterina Stella, nonna dell'autore nonché del collega che mi ha fatto conoscere l'opera, ma, come annunciato nel sottotitolo allarga la ricerca anche ad altre località calabresi. Si tratta di un lavoro impegnativo, come sempre quando si va ad indagare in terreni irti come possono essere quelli del dialetto e di memorie ormai vaganti per vetustà dei depositari e per mancanza, spesso, di fonti scritte confermative. A mio modestissimo parere Rosario Manes ha fatto un buon lavoro e lo ha presentato al pubblico con una modestia e quasi con una ritrosia che gli fanno solo onore.
Il volume è suddiviso in tre parti, dedicate ciascuna ad un tema specifico: canti d'amore, canti di sdegno, canti religiosi e magici. Anche questa mi sembra una suddivisione molto oculata.
Ne riporto qui alcune pagine sempre fidando nella benevolenza dell'editore e con la speranza di suscitare l'interesse di qualcuno dei miei meno di sei lettori.
A.C.A.
A.C.A.
Dai 'canti d'amore':
Dai 'canti di sdegno':
Dai 'canti religiosi e magici', preceduti da una doverosa 'avvertenza':
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