'L'Histoire avec sa grande hache'... purtroppo in italiano non abbiamo una espressione corrispondente a quella francese: la Storia con la sua grande acca (lettera iniziale di 'Histoire), ma anche la Storia con la sua grande scure ('hache', fortunata coincidenza per francofoni). In Italia, vieppiù in Calabria, abbiamo la storia e la Storia, le storie e le Storie... tanto ricca, tanto depauperata è la Storia di Calabria: una grande ascia l'ha come disossata, resa quasi inerte, come i materiali che con i suoi monumenti è andata a fornire per successive, blasfeme costruzioni. La Storia di Calabria troppo spesso risiede in luoghi mai raggiunti o abbandonati al degrado, e ciò che si è salvato dalle selvagge ingerenze dell'uomo, quand'anche spacciate per esigenze di progresso, deve questa salvezza alla mancanza di interessi immediati, di brame ferine e intenzioni che sfiorano il luciferino. La Storia di Calabria è stata stuprata non dal tempo, ma dagli uomini, dagli uomini di tutte le etnie che nel grembo di madre antica di quella terra amara hanno mandato esauditi i loro bassi desideri, metaforicamente ma non troppo... In poche altre realtà dello Stivale le sopravvivenze della Storia sono state così barbaramente asportate e sottratte a qualsiasi funzione, fosse anche la semplice fruizione visiva, come qui. Altrove la Storia, pur non abbondando di memorie e sopravvivenze architettoniche, insegna: in Calabria questa funzione sembra non interessare più di tanto, anzi, troppo spesso rappresenta un problema, un ostacolo da aggirare, proprio da queste parti dove Luigi Siciliani declamava, in prevalenza, ahimè, al vento 'noi che chiamati fummo Greci, ma Greci più grandi'... e no, non basta vantare ascendenze di cotanta importanza, quando non mitiche. La Storia, a lungo andare, smette, finisce, diventa difficilmente reperibile, identificabile, rimangono le leggende, le storie, le storielle, le storiacce... quelle che troppo spesso ci identificano e condannano, quelle che troppo spesso noi calabresi non siamo stati e non siamo in grado di governare.
Troppo comodo parlare di un grande passato, noi che non siamo più i 'motori targati Magna Grecia' (Franco Costabile, mi pare), ora che l'industria europea e del nord si rivolge ad altri serbatoi di manovalanza da sottomettere. Ora non contiamo veramente più nulla, noi orfani della Megale Hellas.
Rimangono, soprattutto, rovine a coprire la nostra rovina di entità sociale. O no?
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