'Cur?' - inquit ille... 'Perché?' mi domandi, caro amico, non scrivo più nulla, o quasi, su questo breve spazio ('spatio brevi' ecc.). Sicché, fortasse requiris, ti devo una risposta. Una risposta semplice: troppo facile è scrivere, addirittura, a volte, naturale: come bere un bicchiere d'acqua, o vuotarlo, definitivamente, con la coscienza che nessuna altra acqua sarà quella appena versata: potrà prenderne il posto, certo, ma è altra 'cosa', sempre, come è giusto che sia. Mi limito nello scrivere per motivi dei quali forse ti renderò edotto in privato, motivi seri, non le frottole o le pinzellacchere oziose di paese, quelle che inducono a polemiche o liti tanto per avere un po' di visibilità, un po' di tornaconto... Del resto, sono un quasi perfetto sconosciuto - e ben sai quanto mi dolga quel 'quasi', amico mio carissimo! Non appartengo, poi, a Dio piacendo, a tale fatta di individui,e se qualcosa scrivo è solo perché mi va di farlo, senza nemmeno rivedere o correggere quanto dico: parlo agli amici, ex abrupto, o 'così come viene', per essere meglio inteso. E scrivo anche sciocchezze, queste sì oziose, ma di un ozio senza pretese... vedere alle voci 'otium', 'negotium'.
E se poi in questi miei scherzi parlo del paese delle mie origini (o colà 'traspongo cose'), non credo che alcuno possa sentirsi offeso... peraltro sono finiti, o almeno dovrebbero esserlo, i tempi in cui politicanti o mestatori generici aizzavano le genti alla protesta facendo leva su una malintesa nozione di 'fierezza' regionale, o provinciale, o paesana. Ergo, se scrivo un carme di Catullo in cirotano, qualche mio paesano sorriderà, qualcun altro storcerà il naso, ma nessuno si sentirà offeso o toccato nell'intimo, almeno spero... Del resto, si può sempre imparare a sorridere: si dice che solo gli esseri umani siano in grado di farlo. Oltre alle iene, quelle vere, che almeno fanno il loro mestiere e non possono da ciò riuscire esecrande.
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