Grazie, amico mio,
per le foto: sono bellissime, ognuna dice di te, di noi, di altri che come noi vivono in maniera profonda quei luoghi e quei tempi.... Sono istantanee personali che si protraggono nel tempo, avvolgendolo in carta azzurrata da mare, da cielo, da zucchero, carta antica, caro amico mio, ed è per questo che mi fa arrabbiare molto chi se ne appropria, di immagini e sentimenti, carpendoli ed esponendoli ai quattro venti, su pagine che di social hanno molto poco, nella ricerca spasmodica di visibilità e di 'mi piace'. Stiamo scherzando? Appropriarsi dei sentimenti altrui, espressi in qualsiasi forma, parole, foto, disegni, poesie, è una violenza usata nei confronti non solo miei ma di quanti colgono un istante che vorrebbero rivivere insieme agli amici o magari anche insieme all'universo mondo, ma senza uscirne 'derubati'. Me ne sono reso conto a mie spese, e con rammarico, vagando per questi social che parlano di Cirò Marina e paraggi... Fa nulla, o quasi. Rimane, oltre all'amarezza, una certezza di fondo, che tra l'originale e la copia c'è sempre una differenza ineludibile: lo spirito, amico mio.
Ti abbraccio e ringrazio,
Cataldo.
Ma siccome sono inguaribile, peggio di Giufà/Jogale, per quanto riguarda il dare in cambio di nulla, contrariamente ai tuoi saggi consigli, pubblico, anzi, 'espongo', questo scritto in cui Giufà, in un certo senso, torna a casa, cosa che faccio, almeno in parte, anch'io. Il testo è trascritto secondo la mia 'grammatica strolica', se non me l'hanno portata via, anche quella, prima di nascere del tutto. (Pagina 1/4).