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venerdì 7 giugno 2019

§ 332 070619 Petilia Policastro, 1958: il caso SO.FO.ME.

Il testo che segue è tratto dal volume 'La Calabria', a cura del 'Centro di analisi di opinione pubblica e di mercato', Franco Angeli editore, Milano 1958. In esso si illustra uno dei tanti fatti paradigmatici del mancato sviluppo o del sottosviluppo calabrese: la storia economica della Calabria è costellata, lastricata, di progetti nati male, mal gestiti o presto svaniti, quando non improntati a finalità certamente non le più adeguate e apprezzabili. Sembra, purtroppo, che, quanto a speranze deluse e a sorrisi che si spengono anzitempo agli angoli della bocca, questa nostra Calabria non debba mai cambiare... Un dato su tutti, nello scorrere il testo: 1.200 addetti, una cifra enorme per la Calabria di allora (e anche per quella odierna), una vera miniera occupazionale per una regione che è stata, forse, la più assetata di lavoro dell'Italia intera. Che dire? Nulla che non sia già stato detto, nulla che non sia già stato taciuto.










§ 331 070619 Stato delle ferrovie e dei trasporti in Calabria, 1958.

Quella che segue è una disamina, sommaria alquanto ma esplicativa comunque, dello stato delle ferrovie (e dei trasporti in generale) in Calabria a far data 1958, anno di pubblicazione del volume utilizzato come fonte, curato dal 'Centro di analisi di opinione pubblica e mercato' ed edito da Franco Angeli, Milano.
Nulla di nuovo, si potrà obiettare, ma siamo sicuri di conoscere veramente il perché e il per come dello stato di disagio delle comunicazioni in Calabria? Intanto si può provvedere a fare il punto con il breve riassunto qui riproposto, non senza una punta di rammarico da parte di chi scrive, avendo vissuto con trepidazione gli anni di grandi attese troppo spesso andate deluse (quasi sempre, ad essere sincero, e non solo nell'ambito dei trasporti) in quegli anni '60-'70 del secolo scorso, durante i quali, ad una parziale ripartenza dell'economia calabrese ha fatto da contraltare un aumento del divario non solo con le regioni del nord e del centro, ma anche con altre 'zone' dell'Italia meridionale.
Oggi certamente le cose sono cambiate, ma come, in che misura? 

    Probabilmente non si può lavorare solo sul 'valore assoluto' delle infrastrutture, cioè di opere di una portata quasi a sé stante, ma bisogna che si realizzino opere di largo respiro, che possano traghettare (!) questa nostra terra e la sua gente verso condizioni di vita 'normali', almeno 'normali', non dimenticando che esistono già da un po' di tempo delle Calabrie che viaggiano a differenti velocità, non solo metaforicamente.