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mercoledì 2 agosto 2017

§ 294 020817 A buttigghjèdda.

Subb u gafiu
com oj s'apiccia
'ti trovi, attà ca va, parìnchjila'
a buttigghjedda 'e suchefrutta
s'è moticata n'at'antìja
po' s'e arribbata ari pedi du barcunu
s'è fatt vernu
e chjanu chjanu, ccu fatiga, sinn'è scinnuta
mmenz i pampini siccati

un serviva cchjù, u sapiva

subb u gafiu nessunu viva cchjù
com oj ca s'appiccia
e i buttigghjeddi si su' sbacantati
un c'è nessunu ch'i parinchja, attà ca si trova
'e vivu ci su' suli i furmiculi
nquatrati subba a mmattunata
e ncuna gatta lenta lenta, na picìa,
ca da canceddata trica e spia.
A mamma, A. V. 1926-2014.

Sul ballatoio (1)
come oggi si avvampa (2)
'ci sei, intanto che vai, riempila' (3)
la bottiglietta di succo di frutta (4)
si è mossa ancora per un po'
poi si è posata alla base del balcone
si è fatto inverno
e piano piano, a fatica, se n'è scesa
tra le foglie secche

non serviva più, lo sapeva (5)

nessuno beve (6) più sul ballatoio
come oggi che si avvampa
e le bottigliette si sono vuotate
nessuno le riempie, intanto che si trova (7)
di vivo ci sono solo le formiche
sui riquadri delle mattonelle
e qualche gatta magra magra, scarnita (8)
che dall'inferriata si attarda a domandare.

1) Gàfiu è parola antica, addirittura longobarda.
2) Letteralmente 'si accende'.
3) Parinchire significa reintegrare la quantità di liquido mancante.
4) Un rispetto atavico per le cose impone ai nostri vecchi di riutilizzare tutto ciò che può tornare utile, a qualsiasi latitudine italica. Una bottiglietta, in genere di succo di frutta, di te, o acqua, viene usata e riusata. E' una cosa che i vecchi fanno naturalmente, mentre bisogna fare campagne di sensibilizzazione per convincere le altre fasce d'età a rispettare l'ambiente, riutilizzando...
5) La prima e la terza persona singolare sono uguali: serviva (servivo/serviva), sapiva (sapevo/ sapeva)...
6) Nessunu viva ha una doppia traduzione: nessuno beve/nessuno vive.
7) E' il ritorno a quanto detto nella nota 3.
8) Picìa non so se abbia un corrispondente italiano, mia madre lo diceva di persone, specie, bambine, minute.
Mia madre, A. V., 1926-2014.



martedì 1 agosto 2017

§ 293 010817 G. Genco: U sfou, Lo sfogo, in traduzione cirotana di Cataldo Antonio Amoruso.

Ho trovato questo poesia, che ritengo scritta in dialetto siculo occidentale (oserei azzardare di Partanna), su una pagina fb e ne sono rimasto subito colpito. Immediatamente l'ho tradotta e, col permesso dell'autore, la ripropongo qui. E' un testo bello e profondo, e, per chi ama i dialetti, anche ben congegnato e di belle consonanze. Oltre alla poesia in quanto tale, mi ha colpito il lessico presente nei versi, che è straordinariamente vicino, quasi combaciante, con quello cirotano. E' una mia vecchia teoria, questa, ma siccome non ho titoli a supporto, non perdo nemmeno tempo ad esporla: chi mi conosce capisce, e mi dà pure ragione... come si fa con i fessi!
Per la cronaca, di parole difficili ne ho trovate tre: soccu, cantia e sfrazziati, questo a sostegno della tesi alla quale prima ho accennato.
Buona lettura.