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giovedì 11 giugno 2015

§ 168 110615 F. Vizza, 'Giano Lacinio Alchimista Francescano del Cinquecento', in Itaca, rivista, n° 28.

In altra occasione ebbi modo di discorrere con l'autore del libro, nonché fraterno amico, di cosa possa significare menar vanto di comuni origini. La mia conclusione, non deprimente, ma soltanto fattuale, forse, è che si possa essere al più contenti che ad un corregionale, concittadino, o 'paesano', sia toccato in sorte di accedere a fama od onori, quando e qualora questi siano meritati: ancor più se le mete raggiunte sono state attinte con l'impegno e la fatica, come nel caso di Francesco 'Ciccio' Vizza, il quale, manco a dirlo, si è limitato a schermirsi o poco più. Da quelle che sono le 'illustrazioni' dei nostri territori sarà bisognevole apprendere il magistero, e non limitarsi vanamente a decantarne le lodi e le comuni origini: bisogna fare cultura e non semplice nozionismo, non so se mi spiego; forse meglio potrei dire, segnalando che bisogna crescere e non semplicemente ristare su allori dei quali non si ha alcun merito ('fruizione inerte', chiamerò così questo stato o disposizione). Col termine 'illustrazioni', oggi desueto, si indicavano i personaggi la cui chiara fama dava lustro ai loro luoghi d'origine, coloro che, come il Vizza e tanti altri, pur provenendo da luoghi geograficamente marginali, hanno saputo scegliere e perseguire strade che fanno vero onore a loro e, seppur solo di riflesso, a quanti si gloriano di concomitanza geografica di natali. Quel che è di Cesare è di Cesare, ma stranamente sembra che occorra 'concederglielo'!...
Bene, fine della tòtula. Seguono: la recensione alla pubblicazione su Giano Lacinio, apparsa sulla rivista 'Itaca', a firma Massimo Vivarelli, e qualche 'nota' (sono effettivamente delle note in calce), così, tanto per mettere qualche pulce nell'orecchio dell'eventuale lettore (G. D'Ancora, Ricerche filosofico-critiche sopra alcuni fossili metallici della Calabria, Livorno 1791).
A Ciccio dico solo 'abbimi caro', sempre che sia sopravvissuto, come spero, al panegirico di cui sopra.




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