Come tutti i cirotani ben sanno, a redigere il 'bollettino della vittoria' nella Prima Guerra Mondiale, per quanto riguardava la forza armata di terra (ma non solo) fu il generale Domenico Siciliani da Cirò (1879-1938), fratello del più noto Luigi (1881-1925), poeta, narratore, e finissimo traduttore dei lirici greci (e non solo di quelli), oltre che uomo politico di rilevanza nazionale nel primo scorcio del '900 italiano. Successivamente, il generale, e conte, Domenico Siciliani, tra le altre cariche, assurse a quella di governatore della Cirenaica, cioè di quel territorio che unitamente alla Tripolitania venne a costituire la cosiddetta Libia. Il 'bollettino' fu affisso in tutti i municipi d'Italia, oltre che in altri luoghi di un certo significato per la storia patria, a firma Armando Diaz, cioè del comandante in capo delle forze armate italiane dell'epoca.
A seguire, il testo, con un 'asprissima' che salta subito all'occhio, ma che sicuramente non può essere considerato un errore (troppo facile sarebbe, credo, considerarlo tale), ma molto più probabilmente una precisa scelta lessicale di Siciliani, quanto condivisibile poco importa.
Dopo il testo, un capitolo che parla di quella guerra, con annesse alcune considerazioni che già dalla denominazione 'Catanzaro' derivano... la guerra è sempre guerra, che si vinca o si perda, e per certi, per i meno fortunati, è ancora 'più guerra'...
«Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268.
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.»
(Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito)
Nella foto: il generale Siciliani (immagine dal web).
LA BRIGATA CATANZARO.
Dalla parte del torto, solitamente, si passa. Calabresi e dalla parte del torto, invece, si nasce. Poi, magari, si può anche diventare qualcosa d'altro o di accettabile. Càpita, e bisogna farsene, comunque la si veda, una ragione.
A seguire, il testo, con un 'asprissima' che salta subito all'occhio, ma che sicuramente non può essere considerato un errore (troppo facile sarebbe, credo, considerarlo tale), ma molto più probabilmente una precisa scelta lessicale di Siciliani, quanto condivisibile poco importa.
Dopo il testo, un capitolo che parla di quella guerra, con annesse alcune considerazioni che già dalla denominazione 'Catanzaro' derivano... la guerra è sempre guerra, che si vinca o si perda, e per certi, per i meno fortunati, è ancora 'più guerra'...
«Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268.
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.»
(Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito)
Nella foto: il generale Siciliani (immagine dal web).
LA BRIGATA CATANZARO.
Dalla parte del torto, solitamente, si passa. Calabresi e dalla parte del torto, invece, si nasce. Poi, magari, si può anche diventare qualcosa d'altro o di accettabile. Càpita, e bisogna farsene, comunque la si veda, una ragione.
Ciò premesso, per ora un po' a vanvera, facciamo parlare il duo Pluviano-Guerrini, al quale dobbiamo l'ottimo ''Le fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale'', prefazione di Giorgio Rochat, Paolo Gaspari Editore, Udine 2004, un testo costruito benissimo e sulla scorta di un ingente lavoro d'archivio, un libro che mi sembra esemplare per chi volesse approfondire la conoscenza della storia della prima grande guerra, rifuggendo da trionfalismi e commemorazioni a buon mercato: in queste pagine parlano i fatti, almeno nella loro parte emersa...
Il paragrafo dedicato alla brigata ''Catanzaro'' appartiene al sesto capitolo, ''La relazione Tommasi. Esecuzioni sommarie per le quali manca nei rapporti e documenti esaminati ogni elemento di giudizio''. Altro paragrafo, ancora più dolente, è quello che riguarda un successivo (16 luglio 1917) episodio di giustizia sommaria, in questo caso definita ''giustificata'', poiché susseguente ad un atto di rivolta, che vedrà protagonista la stessa brigata, con 28 fucilati e con la decimazione di due compagnie (un fucilato estratto a sorte ogni dieci componenti...)
Annoto che la brigata ''Catanzaro'' non era composta da soli calabresi, a differenza delle due ''brigate regionali'', Sassari e Cagliari, ma un po', o forse tanto, la sua storia di rabbia e di rivolta, come calabresi quasi sempre dalla parte del torto, ben ci rappresenta. O forse no.